Premessa non necessaria, ma doverosa: il vino è molto più che sessioni di assaggio in batteria di 8 ore in una stanza e la degustazione alla cieca non è affatto la panacea di tutti i mali. E però servono anche quelle, se ci si prefigge una copertura più ampia e aperta possibile di una zona, denominazione, tipologia o quello che è.
Chi le ha praticate per un tempo sufficiente in panel consolidato, sa bene che ci sono dei vini/produttori sistematicamente valutati con punteggi più alti dallo/a stesso/a panelista alla cieca. Ogni volta, in qualunque annata, senza alcuna eccezione: ti ci puoi giocare casa. E non sto parlando di quelle bottiglie iper caratterizzate alla Valentini – per capirci – ma di vini che non vengono nemmeno riconosciuti da colui o colei che si stacca verso l’alto nel giudizio.
Ad Antonio capita sempre quando c’è in batteria il Nano Ghiacciato, a me con i sangiovese de Le Cinciole. Fin da quel Petresco 2001, che ricordo come se l’avessi bevuto cinque minuti fa: every given bottle, ormai è diventato un tormentone.
Credo abbia a che fare con la loro indole di “vini ponte”, capaci di mettere con grande naturalezza in comunicazione non il sud e il nord, il pre Appennino e il Mediterraneo – come accade regolarmente a Gaiole e Castellina – bensì la parte esterna e la parte interna del Chianti Classico. La mosaicatura 3D di quella Panzano che guarda dritto negli occhi Pauillac, Hermitage e Montalcino per forza, struttura, peso specifico, ricordandoci che non di sola verticalità vive il Gallo Nero. E allo stesso tempo il movimento incessante, il respiro officinale, la purezza succulenta del frutto che tende mani in ogni direzione plausibile dell’eleganza contemporanea, da Barbischio a Digione, soste e deviazione incluse.
Identikit che calza a pennello per l’Aluigi 2013, vino di concretezza, misura ed elasticità owensiane. Non una parola o un gesto di troppo, nessun bisogno di urlare ehi guardami, sono il grande vino, ma che grande vino è: senza dover ricorrere a effetti speciali o fuochi d’artificio.
Che è probabilmente il motivo per cui il valore della gamma de Le Cinciole è per molti versi uno dei segreti meglio nascosti del Vecchio Mondo, ancora.