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Paolo De Cristofaro

Approdato su questo strano pianeta nel febbraio ’78, cerco di ricordare senza successo dove ho poggiato le chiavi dell’astronave e nel frattempo mi mimetizzo indossando i panni dell’acquario di terza decade ascendente leone.

C’è da esplorare la “meravigliosa catastrofe”, per dirla con Jon Kabat-Zinn e Saki Santorelli, cercando di far convivere pacificamente nello stesso edificio corpo-mentale l’archivista, il pescatore, il maggiordomo, il minatore, il monaco e il vinologo (di poca logica e molto vino), più un’altra milionata di affittuari. Non esattamente una passeggiata.

Nel girone degli alcolisti ci sono finito per colpa di una combriccola di amici appassionati di fotografia, ma soprattutto di una locandina affissa nella stanza del mitico professore Panico, adocchiata per caso il giorno dopo la laurea in Scienze della Comunicazione.

Correva l’anno 2002 e si annunciava il primo Master in Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico organizzato dall’editore Gambero Rosso: esperienza chiave sotto ogni punto di vista, che si è poi trasformata nella collaborazione più importante e duratura del mio viaggio, non solo professionale.

Se ne sono poi aggiunte molte altre, tra le quali mi piace richiamare i contributi per la rivista Enogea di Alessandro Masnaghetti (II° serie, dal 2013 al 2015) e la collana di pubblicazioni in doppia lingua (italiano e inglese) curata per il progetto FeudiStudi – Vigne e Vini d’Irpinia.

Nel corso del tempo ho affiancato alle attività di assaggiatore e scrittore specializzato quelle di formazione e divulgazione (corsi, serate, focus). Senza dimenticare le avventure come autore, conduttore e regista di format televisivi sull’enogastronomia irpina e campana (Cantinando, Lupus in Tabula, i documentari de Il Mangiastorie). O quelle da co-organizzatore e responsabile dei contenuti editoriali (pubblicazioni, approfondimenti, seminari) per rassegne enoiche come Anteprima Taurasi, Terra Mia, BianchIrpinia, Taurasi Vendemmia e Campania Stories.

Tipicamente è il luogo dove mi sento totalmente a casa, libero di dare spazio a tutti gli abitanti del condominio, con i propri caratteri, umori e pensieri.

Il diritto-dovere di contraddirsi, cambiare idea, partire e sostare, grato di condividere pezzi di cammino con persone speciali: sogni, nuovi progetti ed utopie nel cassetto passeranno ancora di qua, prima di riprendere il disco volante e tornare alla bollicina cosmica di Clos d’Ambonnay che ci ha generato.