Esattamente, perché abbiamo smesso di bere Grüner Veltliner?
O forse non abbiamo mai cominciato?
C’entra forse il fatto che solo Bizzotto e Bragagna, dopo il giovedì pomeriggio alle terme di Villach, sanno pronunciare correttamente Wachau, Loibner, Trocken e Federspiel?
O è tutta colpa di quella leggenda metropolitana secondo la quale i viennesi si fregarono la cotoletta per farsi scambiare per milanesi e spiantarono il Riesling perché non stava bene con la Sacher?
E poi, “più verde” rispetto a cosa? Al Kerner, al Traminer, al Caprettone?
O è una metafora liquida di quella eterna insoddisfazione esistenziale che porta a dedicare un sacco di tempo ed energie all’osservazione dell’erba del vicino, nonostante abiti anche lui al ventesimo piano del Pirellone?
E perché questo vicino non lo denuncia nessuno? Siamo forse in Giamaica? Dove sono le istituzioni?
Ma soprattutto, come ci è finita Claudia Knoll a fare la produttrice di vino? È vero che così fan tutte, però sinceramente non me l’aspettavo.
Comunque ha fatto bene, proprio bene: zum völl!
