[Dai Social] Salvatore Molettieri | Taurasi Vigna Cinque Querce Riserva 2004


Ripensavo al Taurasi Vigna Cinque Querce Riserva 2004 di Salvatore Molettieri e famiglia stappato qualche sera fa. Anzi bevuto a sorsoni, goduto proprio di pancia, pur senza un muflone da braciare o venti gradi sottozero.

Perché l’aglianico di Taurasi non deve necessariamente, ma può: mostrarsi anche col volto del caterpillar gentile e del Terminator coi sentimenti. Nessuno come Salvatore Molettieri ha rappresentato questo stile in Irpinia negli ultimi 40 anni. In maniera talmente forte e di successo, in una certa fase, da diventare dominante, col rischio di far quasi dimenticare che i grandissimi Taurasi della storia giocavano un altro tipo di partita.

Ma la “colpa” non è certo la sua, semmai di chi (buona parte degli altri produttori, ma anche di noi critici) quelle storie non le conosceva né aveva intenzione di conoscerle, preferendo inseguire un modello unico dietro l’altro. Pontificando senza aver magari mai bevuto, non dico una Riserva ’68, ma almeno un’Etichetta Bianca degli anni ’80. O ignorando quanto i 15 gradi e mezzo e gli over 40 di estratti di molti Vigna Cinque Querce c’entrassero poco o nulla con guide, punteggi e americani, e tantissimo con Montemarano luogo e comunità, con l’orgoglio di vincere sistematicamente la festa del vino comunale, di fare l’aglianico ca tenge lu bicchiere, di essere l’ultimo a raccogliere perché solo chi non lavora bene in vigna e punta sulla quantità deve affrettarsi a vendemmiare.

Allora, pur sentendo oggi maggiori affinità con interpretazioni più leggiadre, sono contento quando incrocio versioni così piacevoli e dinamiche della tipologia Taurasi “peso massimo”. E mi viene voglia di condividerlo perché la rinascita di una denominazione oggettivamente in grandissima crisi passa proprio anche dalla possibilità di pescare da una rosa stilistica a molteplici dimensioni, con dentro l’elefante e la farfalla. E ovviamente con molti più vini buoni come questo, grazie anche all’aiuto del tempo*, altrimenti parliamo di niente.

* Non possiamo stapparli tutti dopo vent’anni, per carità, ma i Taurasi buoni lo meritano davvero, una volta per tutte, lo stesso approccio che riserviamo a tanti Bordeaux e Rodano.

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