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Pillole di Wine Club #40 | Focus Trebbiano Spoletino


Seconda parte del “Ritorno in Umbria” con gli amici del Tipicamente Wine Club: che bestia è il Trebbiano Spoletino? Considerazioni sparse.

  1. Era e resta una bestia difficile da inquadrare, quando lo zoom si allarga. Un’eterogeneità figlia di variegati approcci stilistici, certo, ma anche di una piattaforma viticola e territoriale piuttosto ingarbugliata. Trebbiano Spoletino significa alberate maritate a piede franco e moderni impianti a spalliera, pianura pianura e collina collina, aree tutelate da una DOP dedicata (Spoleto) e zone non meno vocate coperte soltanto dalla tipologia Montefalco Bianco (dove però lo Spoletino può essere impiegato solo in uvaggio) o dall’Umbria Bianco IGP (senza neanche la possibilità di indicare il vitigno in etichetta).
  2. Si palesano almeno 3-4 scuole interpretative. Resiste lo zoccolo duro “tradizionale” (raccolte tardive, macerazioni con le bucce e lunghi affinamenti, forzando al massimo), ma l’asse sembra spostarsi sempre di più verso lo stile “germanico”, che enfatizza profumi e nerbo acido (anche con l’ausilio di crio-macerazioni e lieviti aromatici). Un profilo probabilmente premiato nel “mondo reale”, ma che dal mio punto di vista rischia di diluire in maniera eccessiva – almeno nelle fasi giovanili – quella tempra “fibrosa”, olfattiva e tattile, che lo rende così originale.
  3. Un carattere “crossover” che ne fa davvero un unicum nel panorama dei bianchi dell’Italia Centrale e che trova comunque il modo di farsi sentire, anche a fronte di letture tecniche tanto diverse. Quindi polpa “gialla” e spalla sapida che lo affratella ad altri Trebbiano, Verdicchio, Albana e Vernaccia; e però anche linfa “verde” citrina e minerale che lo accosta a varietà più appenniniche. Questa doppia dimensione si coglie, non solo nei vini più intriganti.


A proposito. Volendone menzionare uno e uno solo, nessun dubbio: il vino che più di tutti sembra fungere da ideale punto di incontro tra le varie anime espressive è sempre l’Adarmando di Tabarrini. Sperlari al limone, piante silvestri, curry, una spruzzata di idrocarburi; vigore agrumato e densità iodata: il 2020 ci ha messo praticamente tutti d’accordo e piacerà, parecchio, a molti altri.

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