
È in Valle Caudina, piuttosto defilata rispetto all’Irpinia “classica” delle 3 DOCG, che si nasconde uno dei pochi antidoti alla noia apatica che ammorba da un bel po’ di tempo il vino provinciale. Un defibrillatore chiamato Vallisassoli, laboratorio a vigna aperta che ridendo e scherzando si è già messo alle spalle dieci vendemmie “ufficiali”.
Il mastro di chiavi è Paolo Clemente, uno che preferisce domandare e ascoltare, più che declamare, e non certo perché abbia poco da dire. Solo che lo dice con dei vini che ti obbligano a presenziare pienamente in corpo e spirito, ad uscire dalla zona di comfort e dall’identikit profilato una volta per tutte.
Ma soprattutto uno di quei bevitori sempre assetati che chiama le cose col loro nome (comprese volatili, riduzioni, ossidazioni, malolattiche incomplete, se si chiamano così), senza rifugiarsi in “carattere”, “genuinità”, “artigianato”, ma anche con la libertà di ammettere: mi piace lo stesso. Perché, porca di quella miseria, possiamo tranquillamente riconoscere una “sgrammaticatura”, quando c’è, e continuare ugualmente a godere, trangugiare e consigliare.

La verticale completa del 33/33/33 conferma poi che si tratta di un vino che ha ancora meno senso di altri raccontare partendo da una singola annata. È il blend di vigna, bellezza, e ogni vendemmia lo muove tipo tagadà nel luna park espressivo irpino, portando di volta in volta in primo piano le prepotenze anarchiche ultrasalate del greco (come nel 2015 e 2017), la progressione corroborante del Fiano (come nel 2018, senza dubbio il più ecumenico e a prova di controriformisti), la mediazione sgrondata di ogni orpello della coda di volpe che rende oggi il 2013 un Pizzaballa dell’album Panini (2014 e 2016 non prodotti).
Tra le uscite future, poi, aspettando un 2019 al momento piuttosto algido e favorevolmente colpito da un 2021 già piuttosto armonico e disponibile, voglia di ritrovare parecchie volte un 2020 che sembra fatto apposta per fare impazzire i Pierini dell’ortodossia, tenendo insieme Cantillon, Robinot, Talisker, Twinings, Assenzio, con una bocca che ringhia sapore ai 1000 watt di ottoottotreica pulsione. What a fun.
