
Riprendono gli appuntamenti del Tipicamente Wine Club con la consueta retrospettiva a tema Fiano di Avellino e Greco di Tufo, questa volta incentrata sull’annata 2011.
Non è un mistero, è una vendemmia che mi convince poco fin dall’uscita, non solo per i bianchi irpini: mi bastano le dita di una mano per portare il conto dei 2011 davvero nelle mie corde incrociati tra Beaune a Pachino, passando per Langa, Toscana, Soave, Jesi, Matelica e Loreto Aprutino. Unica “eccezione” che mi sentirei di indicare a livello di distretto, tra quelli dove ho sufficienti assaggi: Roussillon-Catalogna Francese (villaggio di Calce in testa).
Naturalmente è una sintesi tagliata con l’accetta, solo in parte appoggiata a valutazioni “razionali”. Né il dato strettamente climatico ed agronomico basta ad inquadrare i limiti del millesimo, che per quanto mi riguarda ruotano attorno ad una generale carenza di sapore sui bianchi e ad una diffusa incompiutezza di trama sui rossi, spesso segnalata da surmaturazioni fruttate, bruciature alcoliche e disidratazioni tanniche. Sarebbe quantomeno singolare, infatti, che le variabili meteoriche, viticole ed espressive si ripetessero tal quali per varietà tanto diverse e in territori distanti anche centinaia di chilometri. Eppure.
Eppure andando ad approfondire i diari stagionali nelle varie zone, le narrazioni sostanzialmente si sovrappongono e si delinea un po’ dappertutto il profilo di una vendemmia per molti versi schizofrenica (perfino per gli standard a cui ci stiamo abituando nell’ultimo ventennio). Forzando ma non troppo, un’annata disegnata da tre fasi piuttosto diverse e a conti fatti contrastanti, che hanno determinato ripetuti capovolgimenti di condizioni e proiezioni:
1) Inverno moderatamente freddo e piovoso, senza nevicate significative; primavera tiepida e poco piovosa con una prima ondata di caldo anomalo a inizio aprile, seguita da un maggio regolare con qualche giorno “estivo” a metà mese.
==> Deciso anticipo vegetativo.
2) Giugno caldo ma senza eccessi, con finestre piovose e temperature nella norma; luglio e inizio di agosto caratterizzati dalla presenza stabile dell’Anticiclone delle Azzorre, con brevi ed isolate finestre torride.
==> Fino a metà agosto domina la tipica estate mediterranea, con un clima perfino più fresco e piovoso di quello del 2010, che contribuisce ad un sensibile rallentamento vegetativo e sembra indirizzare l’annata verso una raccolta classica, sia nei tempi di raccolta sia nello stile.
3) Seconda metà di agosto e prima decade di settembre dominati dagli anticicloni di origine subsahariana, che portano con sé lunghi periodi di caldo torrido, peraltro accompagnati da venti di scirocco e con limitate escursioni termiche notturne.
==> Violento scarto climatico che determina una forte accelerazione nelle maturazioni zuccherine ma che non sempre vanno di pari passo con quelle fisiologiche: praticamente ovunque si chiude con vendemmie anticipate rispetto agli standard e con la proiezione di un’annata destinata a dare il suo meglio nel breve e medio periodo.

Anche in Irpinia l’andamento stagionale ricalca in larga parte quello “nazionale”, con le declinazioni specifiche di un distretto appenninico in cui si coltivano soprattutto varietà a maturazione tardiva. Dopo una prima metà di settembre decisamente atipica, segnata da afa e umidità, la seconda parte del mese rientra su temperature più normali, accompagnate da qualche precipitazione a carattere temporalesco.
L’inizio di ottobre è disegnato da giornate solari e notti fresche, mentre la seconda metà del mese e l’inizio di novembre sono contrassegnati da una rilevante irregolarità meteorologica, con elevati tassi di umidità.
Mediamente anticipata di 7-10 giorni rispetto alla 2010, la raccolta del fiano si concentra tra la seconda decade di settembre e gli inizi di ottobre, con le piogge di fine settembre a fare da cesura; anticipo che si conferma per la vendemmia del greco, seppur sensibilmente inferiore (5-7 giorni).
Si registra inoltre un calo di produzione di circa il 10% in rapporto alla precedente e i produttori irpini la descrivono fin da subito come un’annata potenzialmente piacevole ed espressiva, da poter apprezzare anche in gioventù grazie al ricco corredo fruttato accompagnato da tenori acidi contenuti.

Premesse fondamentalmente rispettate dalla nostra retrospettiva, basata su una ventina di vini (12 Fiano di Avellino e 8 Greco di Tufo) ritrovati quasi tutti pienamente integri, ma in ultima analisi poco brillanti per stratificazione aromatica, articolazione gustativa e dinamica di sorso. In generale i Fiano meglio dei Greco e il “gruppone” profilato da vini solo episodicamente surmaturi o seduti, e però comunque mancanti di verve nonché di quel plus di polpa e sapore necessari a supportare l’evidente impianto orizzontale e a bilanciare le ardenti scodate alcoliche.
Uno di quei casi in cui il tempo non sembra aver aggiunto granché al quadro iniziale, che può anche essere considerato soddisfacente “in orizzontale”, se rapportato cioè a quel che troviamo negli altri comprensori di riferimento per i bianchi italici nel millesimo. Ma che sicuramente non entusiasma, per usare un eufemismo, se osservato “in verticale”, specie avendo chiari i livelli che possono raggiungere le tipologie irpine al loro meglio. No, le annate non si equivalgono tutte (nonostante a volte siamo portati a considerarle variabili molto meno importanti rispetto al “manico”).

In conclusione, una panoramica interessante più dal punto di vista didattico che da quello strettamente edonistico, nella quale si fa fatica per quanto mi riguarda ad individuare “la” bottiglia davvero imperdibile, da cercare appositamente e men che meno da attendere ancora. Si può stappare tutto senza alcun rimpianto, magari partendo dai Fiano di Avellino 2011 apparsi trasversalmente in palla:Rocca del Principe, Cantina del Barone (Particella 928) e Pietracupa.