[Dai Social] Montenidoli | Vernaccia di San Gimignano Tradizionale 2014

C’è tanta frustrazione quanta bellezza nel manifestarsi dell’evidenza che il vino raccontato, sezionato, punteggiato, venduto, identificato, non sarà mai all’altezza del vino realmente bevuto. Non perché “di più” o “di meno”, ma perché totalmente altro.

Come si fa a spiegare, valutare, classificare davvero il sapore di un grande vino artigiano? Come si restituisce efficacemente a parole quel sapore che per la tua triade testa-lingua-viscere ha totalmente senso chiamare roccioso, lacustre, marino, montano, fluviale, iodato, salmastro, pietroso, gessoso eccetera, ma che probabilmente significherà poco per chi ti legge/ascolta?

Con i vini ordinariamente buoni e pure ottimi il “dilemma” neanche si pone: di aggettivi ne bastano tre, quel sapore lo conosciamo e ci capiamo, tra un sapore e un altro non c’è tutta questa differenza.
A mandare in crisi, si fa per dire, sono quei “pezzi unici” che nemmeno hanno bisogno di rivendicarla con maschere e costumi, la propria natura aliena. Concentrando tutto in quel sapore che non hai trovato e non troverai mai da nessun’altra parte.

Perfino più di Valentini, per me, Montenidoli è l’emblema di questo splendido enigma. Una magia che si rinnova ogni volta e che ti fa sentire più ridicolo del solito il riflesso pavloviano del punteggio, dell’elenco di descrittori, dell’immagine pseudo poetica, e così via. Pura sinestesia.

In particolare Fiore e Tradizionale, e senza neanche bisogno della super annata: quel sapore li, lago salato lo chiamano le mie sinapsi in libera uscita, è suo e solo suo. Di una Vernaccia di San Gimignano come nessuna, di un bianco di carisma mondiale che può sedersi e conversare a tavola con chiunque. La voce liquida solfeggiata alle stesse frequenze di quella gigantessa che è Elisabetta Fagiuoli.

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