Non potete capire quanto gusto sa dare stasera questo vino freddo di frigo: non fresco di cantina, ma proprio freddo, con la bottiglia che si opacizza e il bicchiere che si appanna.
Altro non potrei aggiungere sul solito Per’e Palummo di Lello Moccia in una delle sue migliori versioni per come tiene insieme frutto, precisione, stratificazione, sostanza, souplesse, sapore, energia, scheletro, tessuto tannico, lunghezza, senza limitarsi al semplice glu glu.
Una eccitante completezza, appagante per cerevella e panza, che stiamo peraltro incrociando in tanti rossi italici del 2020, specie nella categoria “pesi medi” o “tra tot anni e anche subito”: e mi vengono subito in mente il Piedirosso Colle Rotondella di Astroni, il Rosso di Montalcino di Baricci, il futuro Rosso di Montepulciano di Podere Sanguineto, i Chianti Classico di Monte Bernardi (Retromarcia), Istine, Castello di Ama, Isole e Olena, Castello di Monsanto, Cigliano di Sopra (ma la lista è lunga), il Nebbiolo di Colla, Ciliegiolo e Rossese assortiti e parecchi altri.
Quali altre annate del terzo millennio mostrano pronti via questa fisionomia così “trasversale”?
Contrariamente a quanto io stesso mi trovo spesso a pensare, fortunatamente non è vero che le annate sono ormai tutte simili e che i vini buoni sono sempre gli stessi.