Facciamo così. D’ora in avanti lo specifico solo quando NON è salato-salatissimo, un bianco che mi piace da parecchio a salire.
Questo lo è con una violenza tra l’imbarazzante e l’intossicante: cristalli di salgemma, foderati di pistilli, infiorescenze, tuberose e tutto il repertorio di luce, vento e canyon che ci aspetta proprio lì, dove si incrociano Pirenei e Mediterraneo.
Come la grande X dell’isola del tesoro, come la beffarda W delle palme di questo pazzo pazzo pazzo mondo.
Niente che possa stupire chi bazzica abitualmente Calce, i vini di Gauby e il suo Coume Gineste. Qui in una versione (2009) non certo matura, che potrebbe essere tranquillamente lasciata lì senza pensieri, ma poi perché? A stapparlo oggi, con questa espressività tanto convinta e corroborante, non resta nessun rimpianto.
E Paperino è totalmente d’accordo: dice che se lo merita, almeno ogni tanto, un tonico così. Lui che starnazza, inciampa, si piange addosso, forse solo per accorgersi meglio di quando insiste, sorride, ce la fa.