Faccio leva sui nostalgici come me, richiamando nel titolo una delle tante avventure cavalcate in anni pionieristicamente entusiasmanti, quando Campania Stories non era nemmeno un pensiero.
Primi anni 2000: piena “epoca d’oro” del boom enoico-mediatico, nella quale tuttavia non esistevano rassegne modello Anteprime Toscane dedicate ai vini bianchi. Nemmeno in Friuli o in Alto Adige. Con gli amici dell’associazione Terra Mia, organizzatori dell’omonima manifestazione di Atripalda, decidemmo allora di strutturare una sezione riservata alla stampa di settore, incentrata sulle nuove uscite dei Fiano di Avellino e Greco di Tufo.
L’idea riscosse enorme interesse tra i colleghi, italiani e stranieri, dimostrando come i tempi fossero maturi per provare a costruire una “memoria collettiva” su vini purtroppo consumati frettolosamente, ma decisamente inadatti a dare il loro meglio tutto e subito. Oggi lo si dà per scontato, ma in quella fase non veniva percepita esattamente come prioritaria in loco l’esigenza di creare anche per i bianchi irpini (insieme al Taurasi) un data base sulle diverse vendemmie e le loro storie meteorologiche, agronomiche, enologiche, espressive, e così via. Men che meno scegliendo poi di connetterle progressivamente ad ulteriori livelli di approfondimento territoriale: macro-aree, sottozone, comuni, versanti, singole vigne e parcelle.
Bacco li fa e poi li accoppia
Non è soltanto una questione di malinconico orgoglio, insomma. Ricordare i vari passaggi di un percorso tutt’altro che semplice o lineare, serve in primo luogo a delimitare il campo di gioco attuale. Uno spazio che vede sempre più Fiano e Greco ai vertici della proposta bianchista nazionale per costanza qualitativa, identità produttiva, quantità e varietà di opzioni. E che al tempo stesso richiede dettagli aggiuntivi, sui caratteri specifici dei luoghi d’origine come sulle intenzioni e sulle sensibilità peculiari degli interpreti più consapevoli ed ispirati.
Un piacevole effetto collaterale, mi viene da dire, che si manifesta quando cresce il gruppo di bottiglie e cantine meritevoli di attenzione. Se il limitato campione dei 2019 permette una selezione un po’ a maglie larghe (link), con i “ritardatari” l’asticella si alza in maniera feroce. Parlo da bevitore di classe media, costretto a scegliere tra decine di riuscite a dir poco convincenti, lasciando da parte ahimè anche vini buoni e buonissimi.
Discorso che vale soprattutto per i 2018. Non mi ripeto (link, link e link): è una splendida vendemmia per i bianchi campani su larga scala e l’Irpinia si veste a festa. Forse la spuntano di un’incollatura i Greco di Tufo nel confronto tra i rispettivi fuoriclasse dell’annata, ma anche tra i migliori Fiano di Avellino ritroviamo la medesima brillantezza espressiva, scattante e saporosa, oltre che formidabili prospettive evolutive (presumibilmente 10-15 anni in scioltezza per il vertice della piramide).
“Gerarchie” per molti versi ribaltate nella 2017, millesimo decisamente caldo e siccitoso che si sta rivelando superiore alle aspettative. Sorpresa fino a un certo punto, tuttavia: se i tratti genetici dei due vitigni ci farebbero pensare a Greco favoriti in virtù del loro corredo acido più sostenuto, dall’altra abbiamo ormai numerosi e significativi esempi di vendemmie “tropicali” (2003, 2007, 2012 e 2015 su tutte) che hanno plasmato Fiano turgidi, equilibrati e longevi, capaci di compensare l’eventuale minus di nerbo con un plus di polpa e sapore. L’impressione, comunque, è che siano vini destinati a raggiungere l’apice più nel medio che nel lungo periodo: non è un delitto goderseli anche in questa fase, davvero felice per diversi fra quelli testati a Campania Stories.
Fiano di Avellino e Greco di Tufo 2018-2017 | I vini da seguire…
* Fiano di Avellino 2018 – Rocca del Principe. Quello della famiglia Zarrella-Fabrizio si conferma il più “montano” dei Fiano di Lapio. Stretto ma già profondo al naso, su agrumi chiari, terra mossa, tocchi fluviali, libera un palato teso, martellante, non solo verticale: giovanissimo, farà tanta strada. € 10,00 + iva
* Fiano di Avellino Ventidue 2018 – Villa Raiano. Come già detto (link), mai così buono il cru da Lapio di Villa Raiano. Gelsi, pistilli, muschio, mostra pregevole coesione e ideale bilanciamento tra dolcezza fruttata e scheletro salino. € 13,00 + iva
* Campania Greco 2018 – Pietracupa. Il primo Greco di Sabino Loffredo interamente realizzato con le vigne di proprietà, dislocate tra Prata e Montefredane (in zona Fiano di Avellino, da cui l’impossibilità di rivendicare la Docg e la scelta di uscire come Greco Igt, come per il Cupo).
Lo stile è quello “teutonico” di sempre, che si esalta al massimo in annate fresche come ’16 e ’18: elettrico, roccioso, salato, semplicemente fantastico. Prezzo non comunicato
* Greco di Tufo 2018 – Bambinuto. Sempre ben caratterizzato il Greco di Marilena Aufiero e famiglia: infiorescenze, terriccio, tuberi, quel che manca nell’abbraccio fruttato è compensato da una trama sapida e progressiva, perfino tannica in chiusura. € 10,50 + iva
* Greco di Tufo Miniere 2018 – Cantine dell’Angelo. Quasi embrionale, ma già serissimo candidato alla Hall of Fame: tutta la personalità del Greco più sulfureo, stratificato, salato, “maschio” di Angelo Muto. Vale come trailer di approfondimento ad hoc. € 10,00 + iva
* Greco di Tufo Torrefavale 2018 – Cantine dell’Angelo. Idem come sopra, solo che qui abbiamo a che fare praticamente con l’alter ego del Miniere: luminescente, fasciante, estivo, con un irresistibile tocco sour. Se non è la migliore versione di sempre del Torrefavale, poco ci manca. € 13,00 + iva
* Fiano di Avellino Tognano 2017 – Rocca del Principe. L’approccio “verticale” al fiano di Lapio di Rocca del Principe può risultare doppiamente efficace in annate come la 2017, a maggior ragione su un cru “caldo” come Tognano. Ne viene fuori una versione pienamente convincente per freschezza e agilità, seppur comprensibilmente meno “tridimensionale” rispetto alla precedente e – assaggi da vasca alla mano – della successiva. € 13,50 + iva
* Fiano di Avellino Morandi FeudiStudi 2017 – Feudi di San Gregorio*. Toppole di Montefredane immediatamente evocata nel gioco muschiato-affumicato-fluviale, con un plus di nitidezza agrumata e vigore linfatico a ritmare una bocca armonica, compatta, chirurgica. € 16,00 + iva
* Fiano di Avellino Erre 2017 – Tenuta Sarno. Mimose, erbe da cucina, scorze di agrumi: non è certo il profilo di una vendemmia “torrida” quello che si palesa nell’Erre (come Riserva) di Maura Sarno. Il resto lo fa una bocca solida e incisiva, dotata di nerbo e presenza salina. € 13,50 + iva
* Greco di Tufo Chianchetelle FeudiStudi 2017 – Feudi di San Gregorio*. Tutta la solarità del “grand cru” per eccellenza di Chianche, rinfrescata dalle erbe balsamiche e brillantemente sostenuta nel sorso infiltrante e iodato, di pregevole misura. € 16,00 + iva
…senza dimenticare:
* Campania Fiano 2018 – Pietracupa. Prezzo non comunicato
* Fiano di Avellino Vigna della Congregazione 2018 – Villa Diamante. € 15,00 + iva
* Fiano di Avellino Alimata 2018 – Villa Raiano. € 13,00 + iva
* Fiano di Avellino Bosco Satrano 2018 – Villa Raiano. € 13,00 + iva
* Greco di Tufo Laure 2018 – Di Marzo. € 11,00 + iva
* Greco di Tufo Ponte dei Santi 2018 – Villa Raiano. € 13,00 + iva
* Fiano di Avellino 2017 – Vigne Guadagno. € 8,50 + iva
* Greco di Tufo Nassano FeudiStudi 2017 – Feudi di San Gregorio*. € 16,00 + iva
* trasparenza conflitto di interessi: l’autore cura per l’azienda Feudi di San Gregorio la collana di pubblicazioni digitali “FeudiStudi: Vigne e Vini d’Irpinia”