
Ovviamente non mi credete, neanche io mi crederei, ma le bottiglie nude, quelle allungate al volo mentre sei già in macchina fuori al cancello aziendale: “prendi, poi te lo riassaggi con calma”: sono più buone. Lo diceva pure il nostro Marione Soldati, del resto, che il vino con l’etichetta proprio non riusciva a farselo piacere.
Carioca luminescente di samba tammurriata: questo è il colore di un Caprettone di 10 anni.
Piante di macchia, resine, piccoli agrumi spremuti di quelli che conosce Andrea da Burde, capperi, fumogeni da stadio: questo è il naso pronti via di un Caprettone di 10 anni.
Sfericità mediterranea su raggi di sale per pigreco: questo è il sapore di un Caprettone di 10 anni.
Non cominceremo per questo a bere pure il Caprettone, da 10 anni a salire. Ma lo brandiremo, dionisiaci e gaudenti, per spiegare a quelli che: “studi su studi dimostrano che non c’è nessuna connessione tra tipo di terreno e aromi, per cui non è che dal terreno vulcanico del Vesuvio devono venire fuori timbri affumicati e gusti di sali minerali”: che al Natì 2010 di Sorrentino non l’hanno avvisato.