
Lo avevamo anticipato (link), grandi novità editoriali in vista. Tipo il post con i 10 imperdibili motivi per scegliere il Friuli come meta di vacanza settembrina.
La mia è durata una settimana, del tutto insufficiente per girare tutto quel che ci sarebbe stato da girare. Ecco perché in funzione ottimizzazione tempo partirei da qui:
1) Cividale e dintorni, casa-base
Vale sicuramente la pena dedicare una mezza giornata alla cittadina sul Natisone fondata nientepopodimenoche da Giulio Cesare, dichiarata Patrimonio dell’Unesco nel 2011. Ma è soprattutto per la posizione baricentrica che ve la consiglio come zona dove cercare da dormire, se vi interessa sia il mare che la montagna. Io e mia moglie ci siamo trovati benissimo in un agriturismo di Moimacco, a cinque minuti da Cividale: Borgo Chiasalp – link

2) L’altra faccia dell’Adriatico
Amici veneto-emiliano-romagnoli-marchigiani-abruzzesi-molisani, fatevene una ragione: a voi è toccata decisamente la parte peggiore di quella specie di tinozza salata che è il vostro Adriatico. Perché dopo Monfalcone il “mare” ripunta verso sud, richiamo evidentemente atavico, e diventa un’altra cosa: ciao ciao sabbione da piadina, ben ritrovati scogli e pietre, fondali verdi e azzurri tipo Croazia e Salento, e chance di bagnarsi la panza prima di un chilometro.
A Sistiana-Duino e a Valloni di Muggia le calette più suggestive, ma se è proprio #adriatico da ombrelloni e svedesi che volete, niente paura: tra Bibione, Lignano Sabbiadoro e Grado tutti i lidi attrezzati che volete.

3) Trieste, tra Mediterraneo e Mitteleuropa
Trieste appartiene a quella ristretta cerchia di città da respirare, prima che da visitare. Qualche ora basta per battere al tappeto il centro storico, partendo dalla maestosa Piazza Unità d’Italia, passando per la Cattedrale pre-romanica di San Giusto. Ma la fretta è una pessima compagna, se vi costringe a rinunciare al giro dei caffè storici, delle botteghe librarie, degli oltre 30 musei. Come quello dedicato a Italo Svevo e James Joyce, la strana coppia allievo-maestro che non ti stupiresti di incrociare tra le viuzze del ghetto ebraico, magari a far casino con i Ginzburg e Rainer Maria Rilke, Umberto Saba e Ivo Andric, prima che Nereo Rocco, el paròn, li riporti all’ordine.

4) Crostis-Zoncolan per il Pantani in voi
Sembra incredibile, lo so, ma c’è gente che chiama vacanze sgroppate in bicicletta di centinaia di chilometri, comprese salite che una 1.400 a metano percorre in prima e in seconda. Sì, Masna, sto parlando proprio di te. Se appartenete al club di Mapman, in Friuli avete solo l’imbarazzo della scelta per arricchire il vostro calvario. Dalle Dolomiti alla Carnia, decine di passi alpini che hanno fatto la storia della prima guerra mondiale e del Giro d’Italia.
Il massimo della sofferenza, quella che per voi è insomma piacere, lo raccoglierete nella doppia scalata del Crostis e dello Zoncolan. Sì, proprio quella inizialmente prevista in una tappa della "corsa rosa" – edizione 2011, poi ridisegnata in extremis per la pericolosità della prima discesa. Scelta inspiegabile, in effetti, considerando i 6 km di sterrato a strapiombo sul vuoto della cosiddetta “Panoramica delle Vette”… Spettacolo mozzafiato (se sopravvivete)
5) La famiglia Sirk e La Subida: accoglienza di confine
Grazie ad Antonio per aver raccontato su queste pagine i suoi blitz a La Subida, ristorante stellato di Cormòns (GO) che diventa sempre più progetto di accoglienza a tutto tondo (link e link). La Trattoria al Cacciatore, l’Osteria, le case, il fienile, il nido, le escursioni: arrivate qui e la famiglia Sirk si prende cura di voi in tutti i modi che desiderate.
Ma basta anche solo una cena per scoprire una cucina indiscutibilmente originale, che tiene insieme con grande naturalezza deviazioni contemporanee e rispetto filologico di una tradizione multiforme. Quella tipica di una zona di confine (già Collio Sloveno, in pratica), di stampo nordico, ma con molte virgolette. Gode sia chi cerca rotondità e grassezza, sia chi apprezza le sciabolate acide e amare: non tutti gli azzardi sono riusciti, a mio avviso, ma viene voglia di tornare per assaggiare l’intero menù, e alla fine conta questo.
Due “circoletti rossi” alla Clerici-Tommasi su tutti:
1) non mi sovviene altro indirizzo italiano capace di valorizzare così bene a tavola lo strepitoso aceto prodotto nell’azienda agricola di famiglia;
2) si parla troppo poco della pasticceria nell’alta ristorazione: a La Subida, per dire, la presunta ultima parte del pasto merita di per sé il viaggio.
(continua…)