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Pillole di Wine Club #9 | Verticale Tenuta Frassitelli Casa D’Ambra

2016-04-06 16.20.27

Nona tappa del Tipicamente Wine Club – sezione Campania, dedicata principalmente alla Verticale (10 annate dal 2012 al 1988, con altrettanti ringer) del Tenuta Frassitelli di Casa D’Ambra, senza alcun dubbio l’etichetta più celebre di Ischia, la cosiddetta “Isola Verde”.

Già, perché a parte noi quattro gatti, pochi sanno che a Ischia si fa vino. E pure in grandi quantità. O meglio, si faceva: oltre 2.000 ettari di vigna (e quasi 300.000 ettolitri di produzione annua) registrati nel Censimento Agrario del 1929, precipitati ai circa 200 di oggi. La prima Doc campana, e tra le prime d’Italia insieme ad altre che proprio in questi mesi festeggiano il cinquantennale (1966, anno chiave per il sistema delle denominazioni di origine). Diventata sempre più marginale man mano che la selvaggia cementificazione dell’isola nel secondo dopoguerra ha soppiantato progressivamente gli impianti, confinandoli verso l’interno e verso l’alto. Al netto di ogni retorica, qui la speculazione edilizia ha fatto molti più danni della fillossera, e la famiglia D’Ambra ha finito per incarnare contestualmente il ruolo di pioniere e baluardo della viticoltura ischitana.

Andrea D'Ambra con le figlie Marina e Sara - foto: Andrea Rigione
Andrea D'Ambra con le figlie Marina e Sara – foto: Andrea Rigione per Gambero Rosso

Prodotto per la prima volta con l’annata 1985, la “paternità morale” del Frassitelli va in buona parte attribuita a Luigi Veronelli: nell’estate del 1984 era a Ischia per registrare una trasmissione televisiva, andò a visitare la tenuta e di fatto obbligò i D’Ambra ad imbottigliare separatamente il cru di Biancolella che fino ad allora confluiva nel “base”. Trentuno vendemmie, nessuna saltata, per un’etichetta ricordata anche come il primo bianco campano premiato con i Tre Bicchieri dalla Guida Vini D’Italia di Gambero Rosso-Slow Food (col millesimo 1990).

L’epopea del Frassitelli (letteralmente: “piccole frasche”) è dettagliatamente raccontata nell’articolo linkato in calce, pubblicato sul numero di Settembre 2013 del mensile Gambero Rosso. Trovate lì le informazioni principali relative ad un vigneto indiscutibilmente unico nel panorama europeo, con i suoi 600 metri di monorotaia, le pendenze superiori al 60%, i terrazzamenti affacciati sul mare dalle pendici del monte Epomeo, in origine un vulcano sottomarino, posizionati tra i 420 e i 600 metri di altitudine. Del resto c’è tanto materiale sul Frassitelli vigna, sullo spettacolare scenario ambientale, le imprese di una viticoltura eroica nel senso più autentico del termine. Mentre si è sempre parlato poco del Frassitelli vino, del suo profilo espressivo, della sua collocazione nel comparto bianchista regionale, e non solo, delle sue ideali finestre di consumo.

frassitelli 06-08

Non è mai stato “di moda”, questa è la verità. Troppo sobrio e delicato negli anni in cui andavano per la maggiore bianchi grassi e materici (meglio ancora se lavorati in legno), ma anche troppo “tecnico” per diventare bandiera oggi, che sotto i riflettori ci sono soprattutto vini dal respiro “verticale-artigianale”. Tutto parte da un identikit riconoscibile, ma non così caratterizzato, specie in gioventù: aromaticità sottile e garbata, non certo esplosiva, tratti floreali e arborei tipici della macchia mediterranea, una vena iodata sottotraccia, raramente con la carica minerale e salmastra che incrociamo nei contigui Campi Flegrei. Una pacatezza confermata da un sorso che quasi mai presenta picchi da smussare in volume, nerbo o sapore, ma privilegia progressione e armonia. Nelle versioni minori gli si può imputare un minus di vigore e complessità, magari, ma nelle migliori riuscite appare piuttosto un “finto semplice”.

Bicchiere alla mano, si fa fatica ad identificarne un singolo punto di forza, su cui imbastire un certo tipo di narrazione, e ciò forse spiega perché non sono mai diventate bottiglie mediatiche. Nel caso del Frassitelli c’è una trama che va seguita in tutti gli elementi, un gioco di equilibri (organolettici, ma anche agronomici, ambientali, enologici) che richiede ascolto. Né ci si può affidare a paragoni realmente validi con altre tipologie largamente più diffuse e conosciute. La (o il, sono usate entrambe le opzioni) Biancolella ischitana sembra avere diversi punti di contatto con un’ampia serie di vini di varia origine e provenienza, ma alla fine non assomiglia davvero a nessuno in particolare: un po’ marinaro (e allora puoi pensare a certi vermentino isolani-tirrenici), un po’ montanaro (nei profumi tenui e nella leggerezza acidula). A tal fine abbiamo giocato più del solito coi ringer, uno per ogni annata di Frassitelli (escluse le due più vecchie), inseriti appositamente per cercare analogie e differenze con un piccolo campionario-specchio di bianchi italiani e stranieri. Abbiamo provato con un fiano cilentano, una falanghina flegrea, una falanghina del Sannio Taburno, un Muscadet dei Pays Nantais (melon de Bourgogne), un uvaggio di biancatenera e pepella della Costa d’Amalfi, un riesling del Rheingau, un verdicchio di Matelica, un pinot bianco di Terlano: e nessun accostamento ha funzionato sul serio, in ultima analisi.

frassitelli 12-88

Ma la parte più stimolante della serata ha riguardato senza dubbio il confronto sugli aspetti evolutivi. Quasi tutti i compagni di bevuta sono rimasti a dir poco sorpresi dalla tenuta delle etichette più mature, dalla loro integrità, dalle suggestioni per molti versi inedite segnalate (più fascino che brillantezza questa volta nel 1995 e 1988, grandi riuscite in senso completo 2008 e 2006). Ma contemporaneamente compatti nel preferire le vendemmie più recenti (2012 e 2011 in testa) in un’ottica di vino “da pasto”, adatto a molteplici abbinamenti. E’ quello che ripeto sempre in merito al concetto di “bianco da invecchiamento”: è una definizione che funziona per quei vini che non solo reggono, ma realmente migliorano con la lunga sosta in vetro. Il Frassitelli si configura da questo punto di vista come una “terza via”: bianco che PUÒ invecchiare, ma non DEVE per forza, anzi. Tutt’altro che una diminutio, e infatti se ne parla serenamente con lo stesso Andrea D’Ambra, che ne consiglia la stappatura in linea di massima entro i cinque anni, nonostante i positivi test recenti, come il nostro e quello del giugno 2013 (nell’articolo trovate anche le note di assaggio di allora). Riflessioni che per fortuna sfuggono ormai solo alla comprensione di pseudo burocrati con la coda di paglia, e la cui condivisione aiuta senza dubbio ad arricchire le chiavi interpretative a nostra disposizione come appassionati e bevitori. A maggior ragione quando abbiamo a che fare con un territorio di straordinaria complessità come quello campano. Oggi più che mai macro-distretto a prepotente trazione bianchista, con ambizioni di crescita coltivate grazie anche a storie e vini così.

Mensile Gambero Rosso – Settembre 2013 – Verticale Frassitelli

10-18aprile

Tipicamente Wine Club – Prossimo appuntamento

Il prossimo appuntamento del Tipicamente Wine Club è fissato per Lunedì 18 Aprile, con la serata “Costa d’Amalfi: varietà, sottozone, interpreti”, che prevede l’assaggio di 16 vini (tra bianchi e rossi) delle aziende Marisa Cuomo, Ettore Sammarco, Le Vigne di Raito, Monte di Grazia, Reale, Tenuta San Francesco (annate 2012, 2011, 2010, 2009, 2008, 2007, 2006, 2005).

Qui il calendario completo delle degustazioni: link.

Tipicamente Wine Club – Il racconto delle precedenti serate

Pillole di Wine Club #1 | Orizzontale Greco di Tufo 2003-2004
Pillole di Wine Club #2 | Orizzontale Fiano di Avellino 2002-2003
Pillole di Wine Club #3 | Orizzontale Taurasi 2000-2001
Pillole di Wine Club #4 | Doppia Verticale Caracci e Pietraincatenata
Pillole di Wine Club #5 | Verticale Barolo Vignarionda Massolino
Pillole di Wine Club #6 | Verticale Patrimo Feudi di San Gregorio
Pillole di Wine Club #7 | Verticale Fontalloro Fèlsina
Pillole di Wine Club #8 | Verticale Montevetrano Silvia Imparato

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