Vero. Su questi schermi le regolette sull’abbinamento cibo – vino non scaldano i cuori. Lo abbiamo detto più volte e non ci siamo ancora convertiti al metodo Mercadini.
Nonostante questo, ecco in arrivo qualche riflessione in più sullo Champagne a tavola, paradigma per il variegato e crescente mondo delle bolle di tutto il mondo. Da vino della festa a bicchiere versatile, da proporre in ogni occasione? Dalle parti di Reims non hanno dubbi (ma guarda un po’…).
A parte le imbeccate per una cena come si deve, l’incontro con Frédéric Panaïotis, chef de cave della Maison Ruinart, mi ha fatto pensare alla proverbiale bravura markettara dei francesi.
L’annata è stata fredda? Quelli ti dicono che i vini sono eleganti e facili da bere. Il millesimo è invece caldo? Grandi bottiglie che daranno il loro meglio tra 120 anni, dopo il giusto affinamento in cantina. E poi c’è sicuramente un cru che piace più alla moglie mentre quell’altro è il preferito del marito-vignaiolo. Insomma, non si butta via niente; per un verso o per l’altro tutto va bene.
Il mercato allargato e i consumi globali hanno portato il vino ovunque. Non ci sono più frontiere e ogni anfratto del pianeta è buono per vendere qualche bottiglia. Quale modo migliore per farlo, se non abbinando gli idro-alcoli alle cose che un certo popolo mangia tutti i giorni? Ecco qui servito il nuovo gioco degli abbinamenti con il (proprio) vino. Che sta benissimo col sushi in Giappone, la pizza in Italia o la parrillada in Uruguay. Ovviamente.
Prendete nota, amici di Lucera, per pranzo suggerite Cacc’e Mmitte e Kiviaq*. Magari gli eschimesi cominceranno a bere i vostri vini; in caso contrario potrete sempre provare con i gelati…
* ll Kiviaq è uno dei piatti principali degli Inuit, abitanti del nord della Groenlandia. Si ottiene svuotando la carcassa di una foca, riempiendo quindi la stessa con centinaia di uccelli marini interi, non privati delle penne, del becco e delle zampe. Una volta richiusa, la carcassa viene circondata da uno strato di grasso di foca e lasciata a fermentare sotto le pietre per mesi. La leccornia viene consumata nella stagione fredda.