Insomma, qualche anno fa questo scenario sarebbe stato difficile da immaginare. L’Umbria del vino sta cambiando. Come a primavera, oggi è un albero con tante foglioline verdi. Piccole cantine spuntano qua e là, a volte con progetti definiti e originali, altre con percorsi tortuosi e un po’ naïf, se non addirittura strampalati. Ma va bene così, la ventata di aria frasca è un piacere.
Di diritto nel “movimento”, La Casa dei Cini di Clelia e Riccardo cresce in sicurezza e identità. Anche estetica, ora che le bottiglie hanno una linea comune: le vignette dell’umbro Sualzo; roba da vino naturale francese o cantina avanguardista australiana. Bravi e coraggiosi, il risultato ripaga.
E dentro la bottiglia? Percorsi in divenire, tra i quali piace parecchio quello del Malandrino 2015. Vino immediato. Pensato per non pensare, verrebbe da dire.
Ciliegiolo, aleatico, foglia tonda e, udite udite, malvasia bianca. Macerazione sulle bucce brevissima, colore lieve e gusto sprint. Rosso primaverile, appunto, da merenda in campagna. Berlo a temperatura di cantina è più di un consiglio.