Eppur si muove. Chi vede l’Umbria del vino ferma agli anni Novanta, un po’ standardizzata e impersonale, aggrappata a pochi territori e una manciata di vitigni non fa i conti con le sfumature di un quadro in divenire, molto più dinamico e sfaccettato di quel che sembra.
Un percorso lento, è vero, ancora timido, ma capace di dar vita ad un numero interessante di nuove realtà, e soprattutto di realtà nuove, che stanno interpretando in maniera originale il loro percorso nel vino.
Una schiera di piccoli vignaioli alternativi si è affacciata sulla scena, rendendo appunto la materia più sfumata e complessa, portando freschezza, sganciandosi da modelli precostituiti; spesso giovani e competenti, attenti alle tematiche del vino contemporaneo quanto agli insegnamenti del passato. A volte irriverenti e un po’ scanzonati, il che non guasta in una regione accusata di essere un po’ troppo ingessata.
Certo è un movimento in via di sviluppo, forse ancora poco conosciuto, fatto di solisti più che di percorsi condivi e territorialmente definiti. Ma è un movimento.
Detto questo, non mancano neppure nuovi potenziali terroir (intesi come connubio tra zona, vitigno e uomo) e pare proprio che la mappa del vino Umbro dovrà essere aggiornata strada facendo. Il fenomeno Trebbiano Spoletino è sotto gli occhi di tutti, nella zona del Trasimeno sono in crescita le riflessioni sul gamay (variante locale di grenache), a Todi ci sono esperimenti sul grero (grechetto nero tipico della zona) e in zona Narni – Amelia impazza il ciliegiolo.
Proprio questa varietà è al centro di un interessante progetto che ha dato vita all’Associazione Produttori Ciliegiolo di Narni. Presieduta da Leonardo Bussoletti, comprende al momento 7 cantine (Giro di Vento, Marchesi Fezia, Tenuta Fabrucciano, Agraria Ponteggia, Cantina Sandonna, Ruffo della Scaletta, oltre naturalmente a quella di Bussoletti), si prefigge diversi obiettivi tra cui l’adesione ad una sorta di disciplinare interno: più rigido dell’IGT di riferimento, prevede un limite alla resa per ettaro delle uve e l’obbligo di usare il 100% di uve ciliegiolo (l’IGT arriva all’85%).
Se volete sapere la mia, credo sia un percorso interessante. Non solo una freccia in più nell’arco dei vini umbri ma una freccia originale. Varietà tradizionale, intrinsecamente legata alla zona, il Ciliegiolo è soprattutto un vino diverso rispetto ad altri già affermati: nei migliori dei casi gustoso, goloso, croccante e succoso. Più elegante che muscolare, di bella bevibilità e freschezza, ha nel DNA la capacità di innovare e completare lo schema rossista della regione. E non è poco.