Dall'Elsa al Danubio


Appuntamento originale e ormai classico, piuttosto atteso tra gli addetti ai lavori, Il Vino bianco e i sui territori è andato in scena anche quest’anno nella fascinosa Sala Dante di San Gimignano.

Se il tema è sempre quello: mettere a confronto la Vernaccia, nelle sue declinazioni stilistiche e territoriali, con i vini di un’altra regione del mondo, va detto che l’edizione appena svolta è stata di assoluto livello, ben pensata e ottimamente condotta da Francesco Falcone.
Ospiti i Gruner Veltliner austriaci***, con i bicchieri a far da pretesto per un approfondimento gustoso, denso, ritmato, condotto con classe e autorevolezza. Per il sottoscritto una sorta di battesimo. A parte qualche bottiglia stappata in maniera occasionale, era la prima volta che mi confrontavo con la varietà e le sue sottozone di riferimento in maniera sistematica. Nessun giudizio complessivo da queste poche righe, dunque. Sarebbe a dir poco presuntuoso. Solo la voglia di pescare un paio di bottiglie dalle rispettive batterie.
Insomma, ecco i miei due circoletti rossi di giornata, per dirla alla Rino Tommasi:

San Quirico – Vernaccia di San Gimignano Riserva Isabella 2004

Assaggiato più volte negli ultimi mesi, questo vino si conferma splendido e in una perfetta fase evolutiva. Il colore è giallo carico, quasi ocra, con tonalità intense e brillanti. I profumi sono perfettamente coerenti con quello che dice la bocca; hanno intensità e dettagli ben modulati. Le note tostate, dovute alla lunga permanenza sui legni, sono ormai pienamente amalgamate al frutto giallo e i tocchi di zabaione vanno a braccetto con quelli sulfurei e minerali, conditi da rocambolesche folate di muschio ed erbe officinali. Il tutto in un contesto bilanciato ma certo dominato da una bella trama sapida. Davvero un gran bel vino.
Weingut Mantlerhof – Kremstal Lössterrassen Kabinett Grüner Veltliner 1987
Un bianco fantastico, meraviglioso, che va bevuto e non solo degustato. Il naso è subito splendido, intensamente articolato, capace di muoversi su una base marina e iodata originale, impreziosito da infiltrazioni torbate che in bocca diventano affumicate. E poi pepe bianco, spezie e un finale inaspettatamente agrumato, rinfrescante, quasi giovanile, a colorare un’acidità ancora sulle punte, deliziosa e irriverente. Finale interminabile per un vino che sposta in alto la mia personale asticella sulla tipologia.
*** Il Grüner Veltliner secondo Francesco Falcone (post pubblicato sul sito di Enogea, al seguente link)

Carta geografica alla mano, dai bianchi prodotti a ovest di Vienna un assaggiatore inesperto potrebbe a giusta ragione aspettarsi vini di impostazione estremamente nordica, segnati da durezze di tipo germanico, e invece una volta assaggiati non esiterà a ricredersi, scoprendo liquidi che spesso richiamano l’Alsazia e la Borgogna. In particolare sul versante del Grüner Veltliner, la più popolare e diffusa varietà austriaca che nei distretti del Wagram, del Kamptal, del Kremstal e della Wachau ottiene risultati anche superiori (in termini di originalità e di personalità) a quelli del più celebre Riesling. La bassa piovosità dovuta alla protezione delle montagne a nord, l’aria calda proveniente dalla pianura pannonica a est, lo straordinario contributo termico del Danubio, la qualità dei terreni (leggeri e minerali) e una gestione viticola assai consapevole da parte dei più bravi vignaioli locali sono elementi che si traducono in bottiglie di pienezza, generosità e personalità sorprendenti. In gioventù – e nelle versioni meno ambiziose – il Grüner è un bianco “sereno” nei modi e versatile negli abbinamenti, ma nelle migliori condizioni possibili – e dopo qualche anno di affinamento in bottiglia – può raggiungere un profilo fine e profondo a un tempo, di attraente completezza, Al contrario di quanto accade con i Riesling più affermati della Germania, qui non è l’acidità vibrante, né lo zucchero che la fodera, a dettare le regole del gioco, poiché si tratta di vini più paffuti, più fisici, più fibrosi, assai contenuti nel residuo zuccherino e ben proporzionati nei valori acidi. Vini che tuttavia poggiano su quelle doti di purezza, di sapidità e di longevità che sono tipiche dei grandi bianchi nordici, e che per questa ragione sembrano essere stati modellati con un calibrato impasto luce e di terra.

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