Sandro vive a Singapore e da un paio d’anni ha creato una piccola società di importazione di vini italiani.
Il suo gusto personale e una certa sensibilità lo hanno portato a preferire piccole aziende artigianali, già note agli appassionati di casa nostra ma perfettamente sconosciute al pubblico asiatico.
Insomma, una vera scommessa, anche se a mio parere piuttosto lungimirante. I marchi più noti, da Gaja a Sassicaia, erano già presenti su quel mercato. Dunque Sandro ha preferito puntare su una precisa filosofia di fondo e su un’idea nuova, da mettere alla base del progetto, piuttosto che sulla forza delle singole etichette.
Un percorso pionieristico, se pensato in quel paese. Faticoso, ma a ben vedere anche intelligente e per certi versi obbligato. Le aziende del suo catalogo non saranno mai famose come i grandi brand, che investono molto in marketing e comunicazione, eppure la forza della sua idea sta facendo breccia in maniera sorprendente, accreditandolo come grande esperto e selezionatore di cui ci si può fidare.
I vantaggi, raggiunto questo punto, non mancano. E’ Sandro, e la sua società, ad avere il pallino in mano e i riflettori addosso, non certo unodei suoi vini. La gente ha sposato il progetto nella sua totalità e se alcune aziende del suo portafoglio dovessero fare spazio ad altre non cambierebbe niente. E’ il tutto, e non una sua parte, ad avere successo. Non è straordinario?
Ho parlato di Sandro e della sua storia perché credo sia riproducibile, nel vino come in molti altri settori. La competenza, la professionalità, l’identità e la chiarezza dei progetti fanno la differenza, così come la creatività, l’originalità e una certa attitudine a pensare in maniera laterale. I tempi in cui si poteva improvvisare sono finiti mentre la conoscenza approfondita del proprio mondo è una base sempre più indispensabile.
Non è vero che non ci sono più possibilità, è solo che sono diverse rispetto al passato.
