Rituale e ciclico almeno quanto l’uccisione del maiale, il banchetto di inizio anno a casa di Gianfranco Pascolini è un appuntammeto straordinario di socialità, incontro, riflessioni e spunti di ogni genere.
Mentre dal caldaio fumante escono gli “scarti” per la coppa di testa (potrei morire lì dentro, felice), e qualcuno è affaccendato nella messa a punto di salsicce, salami e prosciutti da stagionare, con i soliti noti che preparano i carboni ardenti per le prime braciole, tra generosi bicchieri di vino che rifuggono noiose elucubrazioni e lasciano il campo alla risata facile, non mancano disquisizioni argute, dotte, eppure mai dottrinali o peggio saccenti.
Davvero non si può: davanti al maiale, il migliore amico dell’uomo, uno di famiglia che ha compiuto l’estremo sacrificio per il bene dei suoi cari, ogni cattedra è bandita, così come vengono meno differenze sociali, culturali, economiche.
Poteva mancare l’appuntammto con la prima padelaccia Ivo Picchiarelli, l’esegeta del maiale, il più raffinato conoscitore dei simboli, dei valori, delle verità che racchiude? No davvero. Ecco allora una pillola del Picchiarelli-pensiero, che parte dalla descrizione di un’estemporanea insalata di porco alla maniera “rinascimentale”, da lui stesso preparata, e arriva alla suggestiva definizione del “nino” quale animale totemico e simbolo stesso dell’Europa unita.
E’ il nostro auspicio per l’anno nuovo, oltre che il modo che abbiamo scelto per festeggiare al meglio il clou del Carnevale (ovvero del “levare le carni”, con il grasso di questo animale a noi sacro al centro della scena).