Il Thornbridge Brewery tiene 'o core italiano

Esattamente un anno fa partivo per il mio soggiorno londinese, programmato e realizzato con la scusa geniale, anche se decisamente difettosa sul piano dell’originalità, delle lezioni di inglese.

Un modo come un altro per vivere un po’ più a lungo del solito una città che adoro, in cui, strano a dirsi, mi sento a casa, e dove potevo raggiungere il mio vero obiettivo: accrescere il più possibile la mia competenza in fatto di Real Ales**.
Nonostante la lunga tradizione legata alle birre, specie quelle ad alta fermentazione, la Gran Bretagna vive infatti un momento d’oro sul piano del dinamismo e le novità su questo fronte non mancano.  Come raccontavo lo scorso anno i microbirrifici spuntano come funghi un po’ in tutto il paese (a Londra non è difficile tracciarne una mappa) ed è bellissimo scoprire le tante espressioni create da giovani birrai che vogliono innovare e metterci del proprio, anche se in un contesto di grande rispetto verso la storia brassicola del Paese.
Forse è per la nostalgia di tutto questo che ho cercato, comprato, stappato e bevuto con gioia una bottiglia prodotta da un microbirrificio britannico che va inserito per forza tra le novità più sorprendenti degli ultimi anni. Gli appassionati lo conoscono bene: si chiama  Thornbridge Brewery*, è nato nel 2004 all’interno della Thornbridge hall ad Ashford in the Water e vanta anche una nuova struttura altamente tecnologica, il Riverside Brewery a Bakewell (entrambi sono nel Derbyshire, non lontano da Sheffield).
E qui va palesato il legame forte con l’Italia perché il birrificio nuovo fiammante è firmato Velo, ma ancor più perché il birraio è il giovane e brillante friulano Stefano Cossi, capace, udite udite, di vincere il premio di UK Brewer of the Year 2010. Una roba paragonabile alla vittoria di Champions sul Manchester all’Old Trafford…
Come se non bastasse c’è un legame forte (una vera collaboration) tra il Thorbridge e il nostro Birrificio Italiano*, capace nel tempo di regalare agli appassionati due birre: la Suju (Ale al ginepro) e la Sparrow Pit (Barley Wine maturato in botte).
La mia birra è invece la classica Jaipur, una India Pale Ale già mitica, dall’aroma intenso di frutta tropicale (mango), sfumature di miele e una decisa nota erbacea di luppolo. Con la bocca cremosa, morbida, caratterizzata da una presa amara decisa, capace di una impressionante progressione che non perde mai di vista l’equilibrio. Una classica English IPA che non rifugge un tocco di modernità.
** le così dette bottled conditioned Ales. Contengono una piccola quantità di lievito “vivo” che le fa evolvere all’interno della bottiglia. Sono birre non pastorizzate e non (sempre) filtrate ed hanno una gasatura naturale dovuta alla seconda fermentazione. Esiste un organismo, il CAMRA che sostiene e certifica le Real Ales.

PS: in Italia le Thornbridge sono importate da Ales&Co*

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