Vigo | Mare, marsicos e musei

Non è per fare il De Cristofaro ma i 35° esterni e gli almeno 60 percepiti nel sottotetto in cui abito mi fanno rimpiangere a bestia lo scorso week end, la dolce brezza marina e i 20° di Vigo.

La Galizia obbliga al golfino, almeno dall’aperitivo in avanti, rende piacevolissime le passeggiata lungomare, persino a mezzodì, vive il festival di tapas e copas come una benedizione, quando il sole cala e gli spifferi iniziano a farsi rigidi.
Un viaggetto pensato e programmato per anni, da quanto mi sono imbattuto in un articolo che parlava con entusiasmo del Museo do Mar de Galicia* appena inaugurato. Era il 2002. Ho i miei tempi, non c’è dubbio.

Comunque ne è valsa la pena perché il Museo è molto ben pensato e ingiustamente poco noto.  Ideato dall’architetto Aldo Rossi (con la collaborazione di César Portella che lo porta a termine), è la strada maestra per immergersi nella cultura gallega e respirare a pieni polmoni il suo intrinseco legame col mare e la pesca. Fin dal contenitore, che in realtà è una parte non secondaria del museo, oltre che un modo geniale di reinventare elementi esistenti. Una struttura magica e pregna di storia: il vecchio “matadero” di Alcabre (che fu anche fabbrica per la produzione di conserve di pesce), con tanto di piazze, giardini, molo e faro.
Incastonato tra le rocce e l’oceano, evoca storie di fatica e miseria, successi commerciali e fallimenti, odore di pesce e salsedine. Si passa dall’indagine storica, sociale ed economica a quella tecnico-scientifica, dallo studio dell’ecosistema marino e della biodiversità ai percorsi dell’industria della pesca e della conservazione del pescato, fino ad un piccolo acquario che ospita le specie della zona.
Una sintesi della Galizia e di Vigo, che è esistita ed esiste grazie al mare, alla pesca e all’industria conserviera. E che sembra tuffarsi nell’oceano, circondata com’è dalle montagne e ricamata sui colli.
Marinara e verdeggiante, con spiagge bianche in vicinanza e il porto turistico, il bel club nautico e il lungomare pedonale (Montero Rios/Las avenidas) pieno di bar, ristoranti e localini (un po’ vuoti, a dire il vero, perché la crisi morde e i turisti scarseggiano), Vigo offre un soggiorno ideale per rilassarsi senza annoiarsi.

Molti gli indirizzi consigliabili per mangiare o bere qualcosa. Il mio suggerimento è di non perdere le tapas del Baraciña (via García Olloqui, vicino all’Hotel Compostela dove ho alloggiato), che ha anche una buona selezione di vini, o meglio ancora de La Trastienda del 4 (Calle de Pablo Morillo, 4): un posto delizioso negli arredi e nell’atmosfera, decisamente ben frequentato. Per una cucina locale classica e un pasto più impegnativo si va invece a Casa Esperanza (Calle Luis Taboada, 28).
Ovunque si può gustare il pescato locale, cucinato in mille modi (molte le preparazioni tipicamente galiziane) e soprattutto i gustosi frutti di mare (mariscos). Polpi e calamari, per dire, sono irrinunciabili, anche di pomeriggio in compagnia di una caña fresca di Estrella Galicia. Alla faccia di Caronte, Minosse e dei loro calorosi amici…

PS: ringrazio la mia amica galiziana Olalla per i preziosi consigli!

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