Oeil de Perdrix | Lo Champagne dal sapore antico

Ci ho provato ma niente. Ce l’ho messa tutta per scoprire quante maison della Champagne producono, ad oggi, l’Occhio di Pernice. O meglio l’Oeil de Perdrix. Alla fine mi accontento di sapere che sono pochissime, e che una di queste ne fa una versione particolarmente buona.

Io e il solito manipolo di ‘mbiaco…ehm… di degustatori in giro per le vigne del mondo ci siamo stati per la prima volta qualche annetto fa, rimanendo colpiti dallo stile e dalla bontà di tutti i vini prodotti, ma letteralmente folgorati dal meraviglioso Oeil de Perdrix di allora.
Il nome da segnare è quello di Jean Vesselle, récoltant manipulant di quelli seri, a mio parere tra i più costanti, affidabili e territoriali in circolazione. E per di più con prezzi decisamente invitanti. Si trova a Bouzy, una delle capitali del pinot nero con le bolle, e possiede 11 ettari divisi in due parcelle ben distinte. L’impresa ha radici antiche. I Vesselle non sono vigneron di primo pelo, “esercitando” la professione da qualcosa come 300 anni; mentre è nel ’93 che Delphine (la figlia di Jean), tornata apposta dal suo girovagare per il mondo, si occupa della faccenda in prima persona (oggi con figli, marito, e una ristretta ma affiatatissima equipe di collaboratori).
Ma torniamo all’Oeil de Perdrix. Uno Champagne dal sapore antico, che nasce a cavallo tra Sette e Ottocento, dunque agli albori del mito, quando l’impossibilità di decolorare perfettamente il succo delle uve nere dava vita a vini per così dire “macchiati”, di colore ramato, forse salmone, simile all’occhio di pernice. Non è un rosé de saignée (salasso), né un rosé d’assemblaggio. E’ uno Champagne particolarissimo, figlio di quel po’ di colore che viene estratto con la pressatura delle uve.
Da poco ho stappato una bottiglia di Oeil de Perdrix dei Vesselle, acquistata in cantina a inizio dicembre 2010, e devo dire che non lo ricordavo così buono. L’avevo comprato più per nostalgia del vino che avevo sentito due anni prima (durante la prima visita) e per vedere l’evoluzione in bottiglia che per reale convinzione.
E invece era straordinario. Con quel colore invitante, l’intensa vinosità sia al naso che in bocca, gli aromi di frutti rossi selvatici e spezie. Grintoso, per certi versi materico, ma con una gran freschezza che lo trascina.
Altro che aperitivo, questo è uno Champagne da pasto. E allora, sarà per le temperature sotto zero e la neve fuori dalla finestra, ma a me non dispiacerebbe per niente vederlo vicino a un bel piatto di caccia.

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