Non è colpa mia se ci ho messo così tanto a provare la cucina di Jason Atherton, uno dei giovani chef più brillanti di tutto il Regno Unito. Conosciuto nella passata edizione di Identità London* (la prossima a brevissimo*), mi aveva letteralmente folgorato con la sua carica di energia e le sue idee, convincendomi in due secondi a programmare una visita nel nuovo ristorante che avrebbe aperto di li a poco.
Ma siccome che gli inglesi non sono svizzeri, la data di apertura del Pollen Street Social* è slittata di continuo, rendendo morbosa la mia attesa, finalmente interrotta qualche giorno fa.
Beh, a dirla tutta non è che le cose siano andate lisce lisce. Decidere di mangiare in un ristorante medio- alto a Londra vuol dire prenotare almeno con una settimana di anticipo, che raddoppia di colpo nel caso si scelga di andare nel weekend. Tutto sommato a me è andata bene, anche se ho dovuto sedermi a cena nell’ora in cui di solito faccio merenda, alle 6pm spaccate, dovendo superare alcuni ostacoli nel tragitto tra cui l’equivoco del ristorante Pollen Street (nome praticamente identico ma cucina italiana) che si trova nelle immediate vicinanze.
A quell’ora il ristorante era già pieno (dunque ogni sera ci sono in pratica 3 turni: alle 6, alle 8 e alle 10) e questo apre subito la riflessione su come giri il mondo dell’alta cucina da queste parti, e di come all’estero la ristorazione di qualità riesca a fare impresa (e a creare lavoro, visto il numero incredibile di persone impiegate in questo come in altri locali del genere); cosa evidentemente impossibile in Italia.
Comunque, venendo alla cena, il Pollen Street Social non ha tradito le attese (fomentate peraltro dalle entusiastiche recensioni che sono piovute nei pochi mesi dalla sua apertura, compresa la scalata nei 50 Best*). Quella di Atherton, cresciuto alla corte di Gordon Ramsey e Ferran Adrià, è una cucina brillante, precisa e rigorosa quanto giocosa, capace di ancorare il passato più intimo del Paese in una dimensione metropolitana, dinamica, flessibile e tutto sommato armoniosa.
Una cucina britannica contemporanea, che sa bene quanta attenzione si dedichi da quelle parti (almeno a certi livelli di portafoglio) alle materie prime, alle stagioni, alle tecniche produttive e di coltivazione (meglio se organic).
Ovviamente, dopo tanta attesa, non potevo che scegliere il menu degustazione di 7 portate a 65 pound. In fondo cos’è una cena alle 6 per uno abituato a svegliarsi con uova e pancetta?
Splendido inizio con la Zuppa fredda di pomodoro San Marzano, tortino di granchio, gelato di mostrada in grani
Geniale la Ceviche di capesante, cetrioli, ravanelli, dressing di soia e mela
Full English Breakfast. Divertentissima rivisitazione della classica colazione inglese. Se solo non si fosse abbondato così tanto con la salsa di pomodoro…
Arrosto di merluzzo, fave, piselli, conchiglie e calamari, emulsione di prezzemolo. Un mix delicato, che abbina alla perfezione il mare e l’orto
Filetto di Black Angus. Frollatura e cottura perfette anche se dello stesso piatto è sembrata ancora più intrigante la versione con la cacciagione al posto dell’Angus
Locale per la frollatura a vista al Pollen Street Social