Ho sempre saputo di non essere un adone. Ultimamente, però, sto iniziando seriamente a preoccuparmi riguardo al mio aspetto fisico. Credo di assomigliare in maniera imbarazzante al ministro Tremonti.
Il fatto è che non posso andare in un bar, ristorante, pizzeria, birreria, yogurteria senza che dopo trenta secondi arrivi il proprietario a raccontarmi quanta crisi c’è e, soprattutto, a chiedermi: ma come dobbiamo fare per pagare le tasse e mantenere alta la qualità? La cosa bella è che, senza essere il ministro delle finanze, qualche rispostina ce l’ho e faccio sempre più fatica a tenermela per me.
Amico ristoratore, caro mago dei fornelli e della spesa a chilometro zero, prenditi un momento di pausa e siediti accanto a me. Ti racconto un attimo le ultime due mie escursioni gourmet (dato che “mangiate fuori” non è proprio trendy da usare) e relativa composizione del conto.
Prima sera
Che bel posto, mamma mia, guarda, guarda, c’è anche un passaggio di delfini. Oh, che figo: il tavolino per due vicino allo scoglio. Mamma mamma mamma: hai visto all’altro tavolo Giorgiano di uomini e donne? E’ in – cre – di – bi – le.
Buonasera, buonasera (siamo educati e quindi rispondiamo). Inizierei a portarvi un aperitivo (per la misera: troppo gentili qui, gli siamo simpatici anche se non abbiamo prenotato con la Vuggì Card): due flutes di Sergio Mottura Metodo Classico Brut, niente male. Acqua frizzante o naturale? Faccia lei, sono amico di Rutelli e Casini. Gnam gnam gnam. Antipasto – antipasto, io primo tu direttamente il secondo, proviamo questo albarino (però te l’avevo detto di non prenderlo che sulla tastiera non sai trovare il carattere da mettere sulla n spagnola che fa il suono di gnomo). Sì, ma al dolce non ci rinuncio, anzi mi mangio pure il tuo: slurp slurp slurp. Un caffettino per chiudere? Ma certo – no, per me no, poi non dormo. Allora una tisana? Bravo. Ah, perfetto la stessa linea di tisane che ha il mio bar da tre tazzine più vicino. Uh, scotta: che stupidino e sbadato, ih ih ih (risatina imbarazzata). Può portarci il conto?
Arrivederci, grazie di tutto. Grazie dei 24 euro di aperitivo, dei 4 euro della Natia da 92 cl, dei 3 euro di caffè, ma soprattutto dei 10 euro della tisana (ma per favore non ditelo al mio barista sennò gli viene un coccolone). Su un conto totale di 202,00 euro ci può stare, no? In fondo servizi accessori e vino hanno pesato solo per il 40% del totale…
Seconda sera
Perdindirindina, che colpo di lato B sfacciato: trovare parcheggio a Napoli proprio davanti al ristorante e perdipiù in zona porto! Oh, che bello, oh, che bello: questa volta siamo in tre, trallallero trallallà.
Buonasera, buonasera (anche se siamo in tre, siamo educati lo stesso). E’ la prima volta che venite? Sì, è molto grave? Ih, ih, ih. E allora un velocissimo giro per mostrarvi tutte le nostre costosissime bellezze: la porta del seicento, il mandolino originale del duecento, il juke box dell’ottocento, le bacchette giapponesi che costano più della cena che voi poveracci ordinerete, il vaso da notte della contessa De Culonis, e parl parl parl, Napoli non è pronta per tutto questo, parl parl parl, e i nostri concorrenti invidiosi che ci fanno i dispetti, parl parl parl, e i turisti della costiera non li vediamo proprio, parl parl parl (sì, ma quand si mang?).
Cominciamo con un bell’aperitivo? Il terzo della cricca la prima sera non c’era e quindi nemmeno un attacco convulso di pertosse blocca il suo entusiasta yes. Cuvée base di Ruinart. Dalla hall si sente un’esultanza tipo gol di Lavezzi al Sanpaolo e rumore di dobloni nel deposito di zio paperone. Frizzante o naturale? Il terzo della cricca la prima sera non c’era e quindi nemmeno una simulazione di collasso gli impedisce di esclamare con naturalezza: frizzante (strano: deve esserci qualche partita importante del Napoli e deve aver segnato di nuovo). Antipasto – antipasto – antipasto. Primo – primo – io direttamente secondo.
Anziché un Fiano a 50 euro, non è meglio un villaggio di Coscia Dura 2005 a 150? Aggiudicato. Gnam gnam gnam, good good good. Ih, ih, ih: mi pare che l’acqua sia finita, ve ne porto subito un’altra, ih, ih, ih (tripletta di Lavezzi, probabilmente…). Il dolce solo per la signora? Sicuri sicuri sicuri? Un bel caffè o una magnifica tisana? Il terzo della cricca che la prima sera non c’era per fortuna non prende caffè notturni e ignora l’esistenza di tisane non alcoliche (oooooh di delusione dalla hall, forse Lavezzi ha sbagliato un rigore..).
Può portarci il conto? Ecco la mia carta di credito. Passano due secondi e squilla il mio telefono: è Gino Visa. Che vorrà a quest’ora? Mi attacca un pistolotto di mezz’ora: “fratè, ma fussi nu poco scemo? Aggio capito che vuo’ pazzià a fa’ sta cosa ro giornalista ro c@@z, ma te piens ca i sord ‘e fabbricamm? Famme capisce: t’avissa prestà quattrucient bucce pe na cena miezz’a semmana? Magnanno dui piatt? E vabbuò, lassammo perde o vino, chillo t’o benerico. Ma c’e ritto o uaglione ca cu sittant’euro e aperitivo v’accattavate na cassa ‘e ruinarto? E poi, diec’euro ‘e acqua? Ma che stammo, ind’o deserto? Fratè, tu non stai bbuono ca a cap, rimani matina chella carta t’a venimmo a levà: e pazziell man’e criature nun se ponno lassà!*”.
Ecco perché vi meritate la crisi…
* Traduzione: Gentile cliente, abbiamo qualche dubbio sul suo quoziente intellettivo. Teniamo in debita considerazione la sua vocazione a lavorare nel mondo dell’editoria enogastronomica, ma probabilmente prende troppo alla leggere il sistema di conferimento del credito. Ci faccia capire: sta chiedendo un anticipo di 400 euro in merito ad una cena infrasettimanale? Scegliendo dalla carta due piatti a testa? Bene, sorvoliamo sulla scelta del Meursault 2005 di Coche Dury (tra l’altro troppo giovane, da bere fra trent’anni). Ma ha fatto presente al maitre sommelier che i 70 euro dell’aperitivo potevano essere destinati all’acquisto di una cassetta da tre di Ruinart base? Inoltre, ha notato l’addebito di dieci euro per due bottiglie di Lauretana con gas? Forse che la cena si è svolta in location Sahariana? Gentile cliente, nutriamo qualche perplessità sul suo stato di salute e provvederemo nella giornata di domani a sospenderle l’utilizzo dei nostri servizi di credito: come recita un vecchio adagio, è fortemente sconsigliato lasciare incustoditi i giocattoli nelle mani dei bambini molto piccoli. Buonanotte e buona fortuna, Gino Visa”.