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Una vendemmia dell'Altro Mondo


Sono passati tre anni giusti giusti dalla mia prima volta alla scoperta delle vigne e dei vini di Argentina e Cile. Una viaggio memorabile dove ho conosciuto persone fantastiche, visto posti meravigliosi e fatto esperienze che a pensarci oggi non sembra neanche vero.

Buenos Aires, Mendoza, le vigne che ti sembrano in pianura e che minimo sono a mille metri, le immense cantine sorte come cattedrali, l’asado all’apero, la scalata delle Ande in autobus fino a Santiago e le escursioni termiche da brivido del paese sottile, di fronte all’Oceano.
Era vendemmia anche allora. C’era anche Emiliano Falsini, ma lui c’è anche ora. E’ partito giusto qualche giorno fa e ci ha subito mandato qualche appunto sulla situazione. Dalla vendemmia al dramma del Cile colpito dal terremoto.

La vendemmia 2010. “A livello quantitativo ci sarà un incremento rispetto allo scorso anno, caratterizzato, invece, da bassa produzione. La vendemmia dei bianchi sta volgendo al termine, manca ancora un pò di chardonnay della zona alta, ma la maggior parte e’ stato raccolto”.
Mendoza. “Per quanto riguarda la vendemmia dei rossi, syrah e tempranillo sono in fase di raccolta nelle zone più calde, mentre nelle zone a sud, più alte, come in Valle di Uco, mancano ancora due settimane. Ottima vendemmia anche per la varietà principe dell’Argentina: il malbec. La grande differenza di temperatura fra giorno e notte (con escursioni anche di 15-20° C), il livello attuale di sanità e la carica produttiva aprono infatti scenari molto positivi.
Vinoturismo, nuovi problemi e prezzo delle uve. “Siamo in piena Fiesta Nacional de la Vendimia, che attira a Mendoza migliaia di turisti per uno dei momenti più sentiti dai mendocini, che coincide con l’elezione della Reina de la Vendimia, chiamata a rappresentare Mendoza nel mondo per un anno.
Ma l’argomento più urgente e preoccupante, a livello vitivinicolo, è la scoperta in alcuni vigneti della zona di Maipù della tignola, la Lobesia Botrana, chiamata Polilla che era finora pressocché sconosciuta. Si pensa  sia arrivata attraverso dei macchinari del vigneto. In questo momento hanno messo in quarantena alcune vigne. La speranza è di evitare il diffondersi dell’insetto poiché, in Argentina, non e’ mai arrivato e sarebbe un duro colpo per la viticoltura, se si pensa che oggi vengono fatti solo 2-3 trattamenti all’anno con zolfo e rame per combattere la peronospora.
Sempre in termini di uve è interessante notare che mentre in Italia il prezzo è calato, in Argentina si registrano quotazioni record: per il malbec di buona qualità – delle zone più vocate come Agrelo, La Consulta o VistaFlores – si parla di 80/100 dollari al quintale con un incremento rispetto allo scorso anno del 30-40%. La sensazione è che la crisi mondiale a queste latitudini si sia sentita poco. Le motivazioni possono essere diverse: ancora oggi continuano gli investimenti soprattutto nella Valle di Uco, dove è possibile acquistare terreni con diritto di irrigazione a circa 10 mila dollari ad ettaro (considerando che a queste latitudini un ettaro di impianto costa 3-5 mila dollari). Si capisce allora perché oggi il vino argentino sia in controtendenzia rispetto al resto del mondo, specie se si aggiungono il clima perfetto per la viticoltura, costi relativamente bassi e una varieta’ come il malbec che incontra nel mercato internazionale grandissimo interesse”.
La situazione in Cile. “Ultima considerazione riguarda un paese vicino all’Argentina, il Cile, colpito pesantemente dal terremoto. Oltre alla gravità immane delle perdite umane anche il settore vinicolo è stato colpito creando disagi per la ripresa: nelle cantine si parla di miloni di dollari di danni con problemi strutturali e forti per questa vendemmia. Alcune aziende, anche molto importanti, hanno ad esempio le barricaie completamente distrutte e per i prossimi anni saranno fortemente condizionate da questa tragedia”.
Emiliano Falsini

Asado di Angus argentino


Falsini e De Cristofaro bevono mate al parco di Mendoza

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