Bibbiano. Il Chianti Classico col semaforo

Se penso a Bibbiano mi vengono in mente un semaforo in mezzo al nulla, all’estremità di una stradina bianca che porta alla cantina, la mia amica Lalla, galiziana di Vigo conosciuta in Argentina, innamoratissima della Toscana, e Giulio “bicchierino” Gambelli, che qui arrivò negli anni ’40, accompagnando buona parte della storia recente dell’azienda.

Almeno fino al 2000, quando arriva Stefano Porcinai, l’attuale consulente enologo (che in realtà comincia a seguire le vigne fin dal ’99).

Bibbiano dei Marrocchesi, oggi condotta dalla quinta generazione di famiglia, da sempre identità e continuità del Chianti Classico e del sangiovese. Bibbiano della Vigna del Capannino, quattro ettari e mezzo reimpiantati dopo la vendemmia 2009, a 280 metri d’altezza, esposta a sud est, dai terreni piuttosto profondi, fertili, con buona presenza di argilla. Una vigna e un tipo di sangiovese particolare (buccia spessa, colore, quantità fenolica), tanto da convincere proprio Gambelli dei suoi tratti unici.

La verticale di Vigna del Capannino che ho fatto in cantina segna tante conferme: vini longevi e solari, molto riconoscibili al di la delle differenze delle annate, ricchi di tannino. Che fa la differenza, perché in un contesto così basta poco per andare oltre e rischiare una trama crespa, un filo ruvida e asciugante. Ma anche capace di vini emozionanti, quando tutto gira per il verso giusto.

E allora eccola, l’annata giusta, almeno per me. Di quelle da circoletto rosso. Oh, beninteso, di altre versioni belle belle ce ne sono… La ’95, integra e solare; la ’99, anche se un filo più scomposta sul piano aromatico; oppure la 2001, solo un pò più segnata dal legno, e la 2004, sinuosa e già piacevolissima.

Però questa, aspettando le nuove uscite (2006 e soprattutto 2007), ha davvero qualcosa di unico da raccontare

DOCG Chianti Classico Vigna del Capannino Riserva 1997

Vino godibilissimo eppure tenace, sicuramente in gradio di crescere ancora. I profumi sono ricchi e incrociano note di prugna, non senza qualche sfumatura di confettura. Ampio, solare anche al palato, ha una beva cremosa eppure mai eccessiva, anzi piuttosto saporita e sinuosa. Da sangiovese di razza. Tannino serrato, figlio del cru e di un’annata caldina, come è noto. Ma con una bistecca in tavola…


Non è esattamente il suo nome ma risparmiateci, per pietà, improbabili pronunce galiziane… E comunque per tutti è ormai Lalla di Bibbiano

I fratelli Marrocchesi. Al centro l’enologo Stefano Porcinai

Le bottiglie della verticale

Scene di una giornata di festa: la cena per celebrare il reimpinato di Vigna del Capannino

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