Ieri è apparso sul sito di Repubblica, la trovate anche oggi, la foto di un nido di merli in una vigna del cuneese. La vigna in questione è di Sandro Barosi e si trova a Dogliani nella frazione San Luigi.
Cascina Corte è il nome dell’azienda di Sandro, condotta in biologico con qualche intervento in biodinamica. Sono stato da lui circa un anno fa: la cantina era in costruzione ma i tini erano colmi di ottimi Dolcetto. Il mio preferito è il Pirocchetta da un vigneto di circa 60 anni.
Ma qui non voglio parlare del vino di Sandro. Il fatto che la Langa sia franata dopo un inverno più rigido di altri, che sia da considerare un evento un nido di merli in una vigna, dato che la chimica e la meccanizzazione hanno reso questi ambienti non idonei alla natura, mi fa pensare ad un ecosistema distrutto dall’uomo e dall’economia del profitto. Ci rendiamo conto che noi, questa chimica, ce la beviamo?
Quanto possiamo ancora rischiare in nome della qualità spostata sempre più verso la quantità di un vino? Un nido, un principio di vita è un simbolo di continuità e speranza. Sarebbe auspicabile pensare più alla ciclicità della vita, al fatto che ciò che viene dalla terra va restituito il più integro possibile. In un rapporto di scambio che ha permesso l’evoluzione delle specie animali, tra cui anche noi.
Oppure, un giorno, la rarità da copertina saremo noi.