[Dai Social] Antonio Camillo | Vallerana Alta 2020


Stappo ogni due per tre i rossi di Antonio Camillo, e mi vien voglia di chiacchierarne tutte le volte, per due ragioni basilari.

  1. Sono la perfetta sublimazione del cosiddetto vino gastronomico. Come bersi un mutamento di stato, reminiscenza del solido che diventa gassoso: il punto preciso in cui il vino glu glu compulsivo, da picnic, merenda e sete, sgargaroz e abbinabile alla qualunque, diventa qualcosa di altro e di oltre. La via preferenziale al vino artigiano di territorio nella sua espressione più onesta e compiuta.
  2. Sistematicamente mi rincuorano, ricordando a modo loro che non soccomberemo tutti al cambiamento: climatico, socioeconomico, tecnologico, o quel che è e sarà. Più di ogni scheda tecnica e dato analitico, sono vini che parlano chiaramente di piante e persone in costante naturale adattamento. Non è un caso che siano proprio le zone e le varietà mediterranee a mostrare le minori trasfigurazioni di questa nuova era viticola, in barba a tutto quello che ci veniva raccontato 10-20 anni fa sulle escursioni termiche, le acidità e i ph. Non è un caso che siano sempre più spesso uve dalla pelle scura e dura come il Ciliegiolo a generare vini tanto armonici e gustosi, ma al tempo stesso stratificati ed energici.

Taumaturgiche in solitudine, enzimatiche in compagnia, di bottiglie così non ci si stanca mai.

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