Ho ahimè l’età per ricordare quel tempo in cui la gente (quorum nos) era già convinta al ciao del “colore fittissimo densissimo impenetrabile”: la lettura della scheda poteva finire lì -> punteggione assicurato -> grande vino -> passa alla cassa.
Poi la fisiologica reazione, e il cosiddetto esame visivo è stato sostanzialmente confinato in corsi e serate didattiche; al limite citato come tradizione liturgica, sempre più in maniera neutra e senza automatiche connotazioni valutative (come è giusto che sia).
Non per questo però il colore ha smesso di dire delle cose al bevitore normovedente, sottilmente condizionandolo nel bene e nel male. Non per questo delle belle tinte luminose e prismatiche hanno smarrito il potere di ben disporre l’umile assetato alle fasi successive, come petting di prim’ordine.
Per quanto mi riguarda non c’è nessun altro bianco italico che abbia un colore così eccitante nella sua bellezza ed esattezza sinestetica come il Trebbiano Spoletino. Trasposizione liquida di torcide brasileire, quel verde amarillo che a tutte le età condensa meglio di qualsiasi litania descrittiva la sua anima multipolare, marzolina-agostana-continentale-equatoriale-taliskeriana-botanica-e-tanto-altro-ancora, ulteriormente amplificata dalla coesistenza di dieci scuole stilistiche e nessuna chance di trovare un accordo collettivo sul “vero” Spoletino.
Eppure. Quel colore che è già sapore, a un certo punto mette insieme l’intero condominio che in partenza più anarchico non si potrebbe: Bea, Collecapretta, Mariani, Antonelli, Pardi, Romanelli, Bellafonte, per citare i primi che mi vengono in mente. E come se non bastassero, poi, alla riunione per il 110% arriva pure un Joker munito di infradito, borsello e una molotov travestita da Adarmando 2012.
Un po’ Jack Nicholson, un po’ Heath Ledger, parecchio Gianpaolo Tabarrini, con la missione di ricordare al mondo che lo Spoletino può essere anche la caotica potenza di una punizione alla Roberto Carlos. E che, in fin dei conti, un paso doble bailado sulla fascia con dribbling a rientrare alla Garrincha: vale più di un gol.