La storia dell’abbinamento cibo–vino, specie nelle sue declinazioni più rigide e meccaniche, non mi ha mai particolarmente coinvolto. Più interessante abbinare le bottiglie alle persone con cui si stappano o, in alcuni casi, ai luoghi.
Ho pensato a entrambe le combinazioni per una degustazione che avevo in canna: un poker di annate della Cuvée Winston Churchill di Pol Roger, finalmente sottratto alle grinfie della mia cantina.
Per l’evento, non potevo che scegliere un luogo classicissimo, very British, in onore della storia di questo Champagne e del personaggio cui è dedicato. A Perugia, questo posto si chiama Hotel Brufani. Fondato nel 1884, all’indomani dell’annessione della città al Regno d’Italia, si deve all’intuizione di un giovane umbro di brillante visione, intraprendenza e capacità. Giacomo Brufani, nonostante le umili origini, sapeva le lingue, aveva viaggiato e, in tempi non sospetti, intuito le potenzialità del turismo. Ben presto cominciò ad accompagnare i viaggiatori in giro per l’Europa, organizzando dei veri e propri tour. Sposando una ragazza inglese, Elisabeth Platt, instaurò un legame molto forte con la perfida Albione e immaginò la nuova struttura affinché fosse gradita agli ospiti d’oltremanica: stanze con i caminetti, muffin a colazione, vino Porto, biblioteca fornitissima con il meglio della letteratura anglosassone. Connubio rafforzato dal nipote George Collins, arrivato appositamente dall’Inghilterra per gestire la struttura. Nel tempo, il Brufani ha mantenuto il ruolo di leader nell’ospitalità perugina, continuando ad essere meta prediletta di personalità come la Regina Elisabetta e il Principe di Monaco, attori famosi e capi di stato. Meno entusiasmante il fatto che fu anche punto di raduno e partenza della Marcia su Roma.
Ad ogni modo, un luogo perfetto per evocare atmosfere Churchilliane; un inglese che ha avuto pochi rivali nel rapporto con fumo, alcol e strategie militari, follemente innamorato dello Champagne. In particolare: di quelli della Maison Pol Roger. Famosa l’amicizia con la bella Odette, incontrata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, a Parigi, dopo la liberazione della città. Pare, durante un banchetto orchestrato dall’ambasciatore britannico, in cui venne servito Pol Roger 1928. La frequentazione durò per tutta la vita e fece di Churchill un clamoroso ambasciatore degli Champagne vigorosi, intensi, affinati a lungo sui lieviti della casa. Va ricordato, infatti, che il primo non–millesimato proposto con questo marchio, l’attuale Brut Réserve, chiamato all’inizio White Foil (capsula bianca, per differenziarlo dai vintage che l’avevano color bronzo) uscì solo nel 1955, proprio per l’esigenza di avere qualcosa di più semplice e pronto.
E la Cuvée Sir Winston Churchill? Prima annata 1975, esattamente 10 anni dopo la morte dello statista, uscita sul mercato nel 1984. Ovviamente in suo onore e a rappresentare la sublimazione dei suoi gusti, indirizzati verso Champagne ricchi e opulenti, intensi e maturi. Un mito che da queste parti abbiamo sempre frequentato, rigettando al mittente la critica di interpretazione eccessivamente grassa, pesante, addirittura “culona”. Tutt’altro, qui siamo di fronte a un mirabile esercizio di equilibrio che, specie nelle annate migliori, regala veri e propri vini da invecchiamento con le bolle, aristocratici e potenti ma sempre trascinanti e profondissimi, di caleidoscopica e multiforme complessità. Che giocano, anche se nel segreto delle percentuali, con una dominanza di pinot nero e un saldo di chardonnay.
Ecco 4 annate che si uniscono alla nostra esperienza passata, tra cui quella del millesimo 1995, stappata da Christian Pol Roger in persona, al culmine di una memorabile visita alla Maison. Che si trova al numero 44 Avenue de Champagne, Epernay. “The most drinkable address in the world”, come amava ripetere Winston Churchill.
La degustazione
Cuvée Winston Churchill 2012
È considerata una grandissima annata e questo Champagne dimostra di incanalarne i tratti migliori, in termini di densità e setosa piacevolezza.
I profumi sono giovani e allo stesso tempo complessi, dotati di qualcosa di antico, tra cipria e legni pregiati, con un’impalcatura dominante di “pasticceria”. Gli agrumi sono quasi canditi, con un accenno di crema di limoni, e le sensazioni “bianche” sembrano primeggiare su quelle “rosse” del pinot noir. Il sorso è incredibilmente coerente, con bollicine delicate e mai pungenti, un’acidità netta ma composta e una densità che non diventa pesantezza ma ariosa bevibilità. ****
Cuvée Winston Churchill 2008
Annata tutto sommato fresca e Champagne che conferma un’anima vibrante, di straordinaria energia.
Vino roccioso, capace di un ventaglio raffinatissimo di sensazioni marine e iodate, ben intervallate da lampi agrumati e sassosi. Il frutto rosso, vicino al lampone e alla fragola di bosco, si esalta nel sorso elegante nonostante il peso specifico, letteralmente trascinato da un’acidità sferzante, profonda, tridimensionale. *****
Cuvée Winston Churchill 2006
Annata altalenante, con inizio estate molto calda e poi umida, salvata da un settembre equilibrato. La sintesi, come altrove, è uno Champagne maturo, piuttosto morbido e avvolgente.
Stappato per conto suo, magari a cena, è certamente un Winston di godimento. In mezzo agli altri tre, inesorabilmente il meno performante. Profilo aromatico solare, con gli agrumi che si fanno canditi, gli accenni affumicati già evidenti che sfumano nelle note di torrefazione, il frutto rosso che puntella un profilo nel complesso vinoso. In bocca è comunque ravvivato da un’acidità salina, al solito profonda e dinamica, appena frenata da una chiosa amarognola finale. ***
Cuvée Winston Churchill 2002
Splendida annata, ideale per vini da invecchiamento che viaggiano in equilibrio tra frutto rigoglioso e prorompenti acidità.
Avendo avuto la fortuna di assaggiarlo più volte, nel tempo, possiamo dire che si tratta di un grandissimo Winston Churchill. Quantomeno in perfetta simbiosi con i nostri gusti e l’idea che abbiamo di questa etichetta. Al momento una bottiglia semplicemente stratosferica, perfetta nei contrasti e nella sintesi, nel punto di maturità che disegna un quadro complesso e nobile, continuamente movimentato da incursioni fresche e acide, per un sorso ritmato quanto opulento, seducente e praticamente infinito. *****