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[Dai Social] Costa Archi | Romagna Sangiovese Serra Assiolo 2019

Con le parziali eccezioni di 2013 e 2014, fino a 30-40 anni fa tutte le vendemmie degli anni ’10 sarebbero state considerate calde o molto calde (e presumibilmente valutate a 5 stelle, o giù di lì). Questioni di clima, viticoltura e retaggi culturali, ma soprattutto di contesti. Erano rare, ne capitavano più o meno un paio a decennio, e non c’era possibilità di errore. Magari da vendemmie più fresche e umide potevano saltar fuori lo stesso singoli vini fuoriclasse, ma quelle calde e solari (ripeto: secondo i parametri di allora) erano vissute davvero come giocare la schedina di lunedì. Garanzia quasi certa di qualità diffusa e longevità.

Oggi la percezione si è quasi ribaltata. Tendenzialmente è la rara annata più fresca a far drizzare le antenne e ad animare gli hype (vedi 2010, che negli anni 70-80 sarebbe stata senza discussioni un’annata bella mediterranea). Ma più prendiamo confidenza col nuovo contesto e più ci rendiamo conto di quante differenze e sfumature emergano nelle cosiddette annate calde di oggi, sempre meno liquidabili come un macro-genere indistinto. Adattamenti naturali, esperienze umane o misteri insondabili che siano, si delinea con crescente chiarezza un profilo familiare di vendemmia contemporanea “neoclassica”: solare e perfino tropicale nell’andamento, ma non necessariamente nella cifra espressiva dei vini. Anzi, annate calde che plasmano su larga scala vini dal temperamento decisamente “freddo”, rapsodico, continentale.

Restando su quelle più recenti, “la” vendemmia neoclassica, dal Piemonte a Pantelleria, per quanto ml riguarda è senza dubbio la 2019. Ulteriore prova a supporto un Assiolo di Costa Archi aka Gabriele Maria Succi (tuttavia più Clint che Volonté), che del “vino di entrata” ha la tranquillità di una puntata al pub post lavoro, e del “vino importante” la fibra, il rigore e i contrappunti.
Un altro pezzo di quella Romagna, pardon della Serra, che si prende meritatamente spazi di cantine sangiovesiche a lungo monopolizzate dai Toschi. Senza bisogno di scimmiottarli, senza necessità di “raddeggia”, “panzaneggia”, “montalcineggia”, and so on.

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