In Sardegna per una verticale di Le Pergole Torte, il vino simbolo di Montevertine. Un po’ come quando si gioca la Supercoppa italiana in Qatar.
Tutto vero, non fosse che la prima verticale della storia di questo vino sull’Isola rappresenta il primo atto di una bella iniziativa di solidarietà e un messaggio chiaro per dire stop agli incendi che devastano la regione, prendendo spunto da quelli dello scorso anno (terribili) nella zona del Montiferru. Una specie di gong che ha segnato l’inizio di una grande asta, raccontata nei giorni scorsi e che vi invitiamo a seguire nel suo rush finale: B-Asta Incendi.
Detto dei quando e dei perché, veniamo ai come. L’occasione è stata ghiotta per fare il punto sulle ultime annate di questo vino, top player dell’eno-nazionale italiana che sfida le grandi del mondo a testa alta. Livello delle bottiglie a parte, che analisi possiamo fare a caldo? Il primo dato che emerge è una rispondenza impressionante di ogni vino con la sua annata, o almeno con l’idea che ci siamo fatti dei vari millesimi. Questione su cui si ragiona forse troppo poco, non così scontata e capace di creare un confine netto tra i vini artigiani e quelli in cui la confezione, il maquillage e la necessità di performance commerciali devono prevalere. Sempre e comunque. Attenzione, questo non significa che non si debba fare il meglio possibile in ogni annata, cercando di portare a casa il massimo anche nelle situazioni più difficili, ma il sacrosanto fine non dovrebbe snaturare gli elementi naturali a disposizione con mezzi che rendono le cose indistinguibili. Tutto qui.
I vini assaggiati, alla presenza e con le preziose riflessioni del loro artefice, Martino Manetti, rispondevano alle annate 2013 – 2014 – 2015 – 2016 – 2017 – 2018 (attualmente in commercio). A proposito di andamenti climatici, c’è un po’ di tutto e questo ha reso l’analisi ancora più gustosa e l’assaggio decisamente ritmato. Ecco com’è andata:
Le Pergole Torte 2013
Vino per i sangiovevisti duri e puri, anzi per gli innamorati di Pergole della prima ora. Colore traslucido quanto vivo e brillante, ha profumi sfumati, giovanissimi, dettagliati e profondi. C’è tutta la letteratura del caso, tra impalcatura floreale, piccoli frutti rossi che escono in maniera erratica senza mai rubare la scena, matrice roccioso-minerale-terrosa. La bocca è magnifica, travolgente, priva del benché minimo orpello, ficcante e di infinito sapore. Da tenere ancora qualche anno in cantina per goderne a pieno (ma anche no) *****
Le Pergole Torte 2014
L’annata è stata quello che è stata e nessuno lo nasconde. Martino confessa che il dubbio se uscire con la sua etichetta più importante c’è stato ma che si è deciso per il “si” avendo avuto la sensazione di un vino somigliante a quelli “di una volta”, quando le annate erano mediamente più incerte e piovose. Può darsi sia così. E’ un Pergole aromaticamente meno brillante del precedente, con qualche sfocatura e un quadro generale che fa prevalere i richiami di terra bagnata e sottobosco. Il sorso segue questa scia: la trama ha maglie più larghe e fa segnare qualche passaggio a vuoto di sapore ma (anche per questo) la beva è straordinaria e non mostra la minima impuntatura o chiosa amara. Forse il vino da portare a cena, qui e ora, che non avrà la grinta e le prospettive delle versioni migliori ma è una bella macchina del tempo ***+
Le Pergole Torte 2015
“Credo che Pergole abbia sempre dimostrato di dare il meglio di sé nelle annate più fresche“, dice Martino. Ergo: non è questo il suo vino preferito, tra quelli in campo. Si tratta di un rosso molto buono, benintesi, dal frutto rigoglioso e dal corpo piuttosto ricco, denso e accalorato; con un paio di taglie in più, rispetto al peso-forma. Prevale una certa impronta mediterranea e il tannino mostra qualche punta di immaturità, tipica delle annate calde come questa ***
Le Pergole Torte 2016
Grande annata in Chianti Classico, in Toscana e in buona parte d’Italia; dunque attese molto alte. Qui però devo fare una premessa, visto che ho seguito il vino fin dall’inizio e in più occasioni. In passato ho avuto la sensazione che ci fosse qualcosina di troppo, diciamo così. Più colore, più spezie e più struttura rispetto all’idea che avevo del millesimo. Attenzione: nessun dubbio sulla sua grandezza, ma la convinzione che per arrivare ai livelli dei migliori ci fosse bisogno di tempo, con più strade possibili all’orizzonte. L’ultimo assaggio mi persuade sia così, riappacificandomi totalmente con questo vino. L’arroccamento pre e post imbottigliamento e una certa matrice scura si sta pian piano dissolvendo, aprendo varchi ai dettagli e ai cambi di passo che tanto ci piacciono. Lasciamolo ancora in cantina; che abbia il passo lungo non credo fosse proiezione bizzarra ****+
Le Pergole Torte 2017
Anche se qualcuno gioca a fare l’originale, cercando di dire che sono buone le annate peggiori e viceversa, la prova d’assaggio rimette spesso le cose a posto e si mostra impietosa. La ’17 è stata un’annata difficilissima e vanno fatti i complimenti a tutti quelli che hanno tirato fuori dei vini di questo livello. Di più: la sensazione è che molti vignaioli, dopo l’entusiasmo (1997), il dubbio (2003) e la successiva preoccupazione, stiano reagendo sempre meglio alle annate calde e siccitose. Però, però, un conto è dire che si è strappato un pareggio in trasferta, lottando con le unghie e con i denti, un altro è che le cose siano andate a meraviglia. Tradotto: c’era da tenere botta e fare il meglio possibile e Pergole lo ha fatto, sperando di giocare sempre meno partite di questo tipo in futuro ***
Le Pergole Torte 2018
Una boccata d’aria fresca e un ritorno in pompa magna al più puro classicismo chiantigiano, raddese, montevertiniano. Annata classica, vivaddio, salutata con l’entusiasmo del caso e capace di picchi altissimi da parte dei più bravi. Ne esce un Pergole fragrante, sfumato, proverbiale, già in una fase di grande piacevolezza anche se di sicuro e progressivo avvenire. Sciolto, maneggevole, fresco, non ha (forse) le sferzate e la tensione elettrica della ’13 ma guadagna in tessitura, amalgama, grazia e innata eleganza (un consiglio: se vi capita Montevertine ’18, abbrancatelo) *****
Bonus: Montevertine “Riserva” 1996
Un regalo a tutti gli ospiti della degustazione e un vino che ha omaggiato il fondatore della cantina, Sergio Manetti. Luccicante, aereo e soffuso, cremoso e fresco, aggraziato e profondo, dimostra ancora una volta la portata di questa realtà e ne distilla i caratteri più puri e avvincenti. Grazie.