Non me ne voglia ‘o Professore, il grande Luigi Cataldi Madonna, ma non è per il nome o per la loro ibrida indefinitezza che i vini rosati, rosé, rosa fanno storicamente fatica ad imporsi (checché ne dicano gli articoli seriali di ogni estate).
Per la mia esperienza il motivo è molto più semplice: per trovarne uno buono e caratterizzato come il suo Piè delle Vigne, devi dribblarne altri 29 (e sono generoso) assolutamente insignificanti, apolidi, diabetici, scialacquati, artificiosi: né più né meno completamento di gamma.
E poi c’è Château Simone, che nelle versioni super (e la 2018 sembrerebbe proprio rientrare nel lotto) rende immediatamente inutile qualsiasi categorizzazione semantica: l’incrocio perfetto di alba e tramonto, Mediterraneo e maestrale, un arcobaleno di forza, sapore, souplesse.
Dopo una 2015 interlocutoria e una 2017 un po’ troppo languida, felice di ritrovarlo in una forma che renda totalmente merito alla sua fama di miglior vino Jolly del mondo.