
Regalo di Natale, senza trappole e ultime mani di poker da tutto o niente.
Bottiglia pazzesca, per distacco la più pentadimensionale (tipo libreria Interstellar o marsupio Eta Beta) della decina stappata dall’uscita (alcune delle quali oltre soglia alla voce “anarchia selvaggia”)
Vincent Dauvissat, Stephane Bernaudeau, Philippe Bornard, Gerard Gauby: tutti insieme davanti alle bianche mura di Montefredane per rispondere all’appello di Antoine e Diamante, e fronteggiare in campo aperto i Sauron della Controriforma addomesticata.
Un’ultima alleanza di vini liberi, che fonde Gran Burrone, Loira, Rohan, Jura, Belegaer, Chablis, Gondor, Calce, Moria, Irpinia e Contea in un’unica Terra di Mezzo disegnata da spiagge, sciami, oasi, micce, fuochi, torrenti, unguenti, vapori, dormiveglia.
Oppure, per chi preferisce una descrizione più familiare e comprensibile: abbastanza fianissimo, purissimo, salatissimo, profondissimo, strepitosissimo.