La via della dispersione, si sa, è lastricata di buoni propositi.
Mi riprometto sempre di rendicontare giorno per giorno sulle bottiglie casalinghe stappate, anche solo in forma di #winetweet, e puntualmente non ci riesco. Si accumulano così appunti di settimane, talvolta mesi, seppelliti in quel cimitero di parole inutili che è il mio quindicennale archivio di assaggi.
Di buono c’è la selezione naturale operata dal tempo. La migliore di tutte: le stagioni si avvicendano e in memoria rimane solo il nucleo delle bevute più entusiasmanti o più deludenti. In rapporto ad aspettative, prezzi d’acquisto, blasone, altre versioni o etichette della stessa cantina, e così via.
Brutale ma senza dubbio efficace come setaccio. Sul diario di bordo si segnano idealmente i vini da rincontrare e quelli preferibilmente da evitare. E niente spazio per i buonini-buonetti-buonucci, i così così, gli abbastanza, i vorrei ma non posso, gli “interessanti” e circonlocuzioni simili.
Non ce l’ha ordinato il medico, forse, di commentare (e assaggiare) proprio tutto tutto tutto, e dunque la sintesi-miscellanea di questo primo quadrimestre 2017 me la organizzo esattamente così: codice binario, sì o no, senza vie di mezzo *.
SI
Bernaudeau | Vin de France Les Nourissons 2014
Probabilmente “il” bianco casalingo del quadrimestre: solo un rapido richiamo alla fermentazione spontanea, ma zero tracce ossidative. Invece polline, agrumi, mentuccia, per poi assestarsi su scoglio, frutti di mare e arbusti marittimi. Bocca quasi violenta per quanto salata, qua i superlativi son spesi bene.
F.lli Alessandria | Verduno Pelaverga Speziale 2013
Esattamente come lo avevo lasciato: rosso goloso ma per nulla banale, senza eccessi pepati né rusticità tanniche. Si fa bere con grande facilità, sviluppandosi in armonia e sapore.
Monteraponi | Baron Ugo 2012
Ideale vino da merenda, cena e dopocena: fragrante e beverino senza rischiare mai di diventare mezzasega.
Mugneret-Gibourg | Nuits-Saint-Georges 1er cru Les Chaignots 2010
Un’inezia di frutto scuro e boisé ancora in assorbimento, ma è Nuits al suo meglio nella lettura delle sorelle. Cioè dolcezza fruttata e misura estrattiva: giovanile e prospettico. Penso valga la pena di aspettare ancora un lustro per stappare l’ultima in cantina.
Rizzi | Barbaresco Boito Riserva 2010
Non siamo lontani dal memorabile 2004 (non ancora Riserva all’epoca). Leggera tostatura, ma anche frutto fresco ed arioso; un bel connubio rosso-nero arricchito dalle radici e gli arbusti, con sottofondo marino. Bocca agile ma dotata di fibra e contrasti, senza frenate alcoliche o tanniche: si beve già con facilità e piacere, ma crescerà ancora.
G.B. Burlotto | Barolo Monvigliero 2010
Monvigliero iperclassico nel gioco di genziana e oliva verde, con frutto polposo e contrappunti speziati. Chiusura appena alcolica, ma ordinato nel tannino e in continua spinta sapida. Bellissima riuscita.
Luigi Tecce | Taurasi Poliphemo 2008
E qui c’è “il” rosso del quadrimestre. Grande bottiglia pronti-via, impronta tecciana nel senso migliore del termine: terriccio, geranio, brace, frutto rosso maturo ma ben al di qua della disidratazione, gelso e mirto, tanti balsami. Il meglio viene comunque dalla bocca: fitta, densa di sapore, tridimensionale, con tannini di pregevole stoffa e finale senza il minimo rallentamento.
NO
Pascal Cotat | Sancerre Les Monts Damnés 2014
Da fan storico dei Cotat, senza girarci attorno: deludente in questa fase. Molto, troppo, sul varietale e bocca decisamente magra e cruda.
Pietracupa | Cupo 2008
Bottiglia un po’ troppo avanti fin dal colore, e non è la prima sui Fiano 2008: annata che sembra invecchiare precocemente in generale. Impuntature gialle mature, da cui non si libera mai del tutto; sembra rinfrescarsi parzialmente con l’ossigeno, ma gli manca un plus di tensione ed energia, con alcol scoperto nel finale.
Brezza | Barolo Sarmassa 2010
Poco o nulla espressivo al naso, bocca piuttosto scarna e tendente all’amarognolo. Rimane il dubbio di un tappo subdolo o comunque di bottiglia non pienamente a posto.
Guido Porro | Barolo Vigna S. Caterina 2005
Già molto evoluto al naso, piuttosto asciugante nel sorso.
La Porta di Vertine | Chianti Classico Riserva 2006
Decisamente stanco, sia aromaticamente che gustativamente.
Montevertine | Montevertine 2004
Non so se esistano lotti diversi (dai miei amici emiliano-romagnoli ho beccato bottiglie migliori), ma continuo a non essere fortunato coi 2004 di Montevertine. Cupo al naso, bocca di media struttura, con acidità “vetrosa” e un po’ insipida, tannino polveroso.
* A volte sì, a volte no: stavolta SI
Cantine dell’Angelo | Greco di Tufo Torrefavale 2013
Una delle migliori stappate finora: nitidissimo, niente impuntature lievitoso-ossidative, fitto e saporoso senza scodate citrine. Impianto classico, con tensione e carattere.
Villa Diamante | Fiano di Avellino Vigna della Congregazione 2013
Bottiglia particolarmente felice, tutta sugli agrumi e le erbe, senza ridondanze castagnose: Congregazione classico da annata buona, con sicuri margini di crescita.
Villa Diamante | Fiano di Avellino Clos d’Haut 2013
Lontana parente, e meno male, di alcune bottiglie incrociate lo scorso autunno, decisamente più sgrammaticate negli apporti volatili e proteici. Qui la fermentazione spontanea è abbastanza mimetizzata, più facile riconoscere Montefredane didascalico da annata fresca in versione jazz. Bocca tonica ed energica, coi soli “limiti” di espansione del vitigno.