Rileggevo l’amico Mauro Erro in modalità Pepe Cazzimma (qui il post e qui se colpevolmente ignorate la storia del grande Pepe Cazzimma).
Immedesimazione inevitabile, ma il punto non è questo. In questi anni è passata in qualche modo l’idea che “calpestare la terra” e “guardare coi propri occhi” generi automaticamente un bonus di considerazione e apprezzamento. Beh, non è così. Ne ricordo un bel po’, di giri che hanno finito per diluire parecchio, se non resettare del tutto, le buone impressioni ricavate dai famigerati assaggi in batteria.
Seconda considerazione. Non sono mai stato rimproverato per “mancanza di visite” da produttori ben valutati in pubblicazioni o spazi editoriali a cui collaboro. Il che mi porta ad inquadrare la ramanzina il più delle volte – non sempre – fondamentalmente come pretesto. Non posso dirti apertamente che capisci poco o nulla dei miei vini, in sintesi, ma posso suggerirti un corso d’aggiornamento sul campo che rimetterà le cose nel giusto ordine.
Intendiamoci: girare per cantine e territori è una parte fondamentale della formazione di ogni bevitore professionista, oltre che la più divertente per quanto mi riguarda. Eppure sbaglia chi pensa che sia la panacea di tutti i mali, anche semplicemente in ottica quieto vivere. Nell’ultimo lustro ho dovuto limitare di molto le scorribande, per ragioni non sempre dipendenti solo dalla mia volontà. Ma mi rendo conto che sta diventando pian piano anche una deliberata scelta metodologica.
E’ sicuramente un limite mio, a volte subisco l’overload informativo. Soprattutto quando mi distrae da quello che è e resta l’obbiettivo principale: provare a spendere bene i (pochi) soldini a disposizione per curare questa specie di malattia, che è la sete. Il primato della bottiglia, per quanto suoni impopolare e decisamente poco poetico, di questi tempi. A maggior ragione ora che abbiamo comodo accesso praticamente a qualunque etichetta del pianeta, sempre più spesso con un semplice click da telefono. Si può essere curiosi ed aperti come enoappassionati pur conservando preferenze nette e stabili: approfondire aziende e territori, del resto, significa anche imparare a conoscere meglio i propri gusti. E ottimizzare le risorse, di conseguenza, non solo quelle economiche.