Borgognata 2013 | La prova del 9 secondo Giama

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Impossibilitato a presenziare alla Borgognata 2014, provo inutilmente a consolarmi coi ricordi di un anno fa (link). E una “piccola” appendice scatenata dal buon Giancarlo Marino con la batteria dei “mostri”: profezia di amara insensatezza, evidentemente, per quello che mi perderò.
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Disse che ci stava assegnando i compiti per casa, e mica scherzava. La prova del 9, versione Giama. E quindi un rebus. Di quelli che ti fanno diventare matto. Che ti illudi di aver risolto, per poi scoprire un dettaglio sfuggito. Che ne cela un altro, e un altro ancora, come in un labirinto di bivi e buchi neri.

Tre bottiglie, un filo rosso – non ho detto vermiglio, non ho detto rubino – come solo il pinot nero buono di Borgogna rosso sa essere. Nove, nove, nove. Antagonista nello specchio di un 666: 999 L’ultima cifra è sempre nove. Tre per tre. O forse tre per te. E per me, con-volato a nozze il 19/9/2009. E per noi. Che annusiamo, ingurgitiamo, godiamo, pensiamo, non necessariamente in quest’ordine. Risucchiati senza accorgercene dentro al cerchio, simbolo grafico del nove: non siamo i concorrenti del gioco, ma gli indizi. Tocca a qualcun altro sciogliere l’enigma, il diabolico Giancarlo lo sapeva fin dal principio. Voleva compagnia, il Magister, e come dargli torto: la vita del pezzo di puzzle non è esattamente un carnevale di Rio.

E glu glu glu, Rugiens ’89 di Voillot, e glu glu glu, La Tache ’99 monopolio Drc, e glu glu glu Amoureuses ’09 Roumier. Nove, nove, nove. Ed è là che il Grande Risolutore deve scavare. Cerca, cerca, o Sommo Indagatore, scoprirai che:

– secondo la teoria degli Archetipi, il nove è “Numero Sacro”, poiché è il risultato del 3 moltiplicato per sé stesso: completa l’eternità, rappresenta la triplice Triade, la soddisfazione dell’obiettivo, principio e fine, il Tutto celestiale ed angelico, il Paradiso terrestre;

– per la tradizione sapienziale, il 9 è il “Magico Numero”, ponte tra la matematica e la numerologia, cioè tra la scienza della materia e quella della materia e dello spirito insieme;

– secondo Pitagora, il 9 è un numero che si riproduce continuamente, in ogni moltiplicazione, e simboleggia pertanto la materia che si scompone e si ricompone incessantemente. Composta da tre volte il numero tre (la perfezione al quadrato), con l’aggiunta di un quarto tre genera il Dodici, simbolo della perfezione assoluta;

nove mesi occorrono per la gestazione di un nascituro;

– nella tradizione sapienziale cinese si sostiene che il «il tre dette vita alle diecimila creature» e che il «Nove segna il compimento definitivo, integrale, perché porta non solo al sorgere della luce, ma anche al ritorno all’indifferenziato»;

– Confucio scrive e trascrive, in tutto, nove libri canonici;

– i cinesi si inchinavano nove volte davanti all’Imperatore, nove volte dovevano toccare il suolo con la fronte i vassalli che s’inchinavano davanti ad alcuni popoli africani, Buddha è la nona incarnazione di Vishnu;

– il numero nove nella religione ebraica indica l’intelletto puro ed è il simbolo della verità;

– secondo l’interpretazione cabalistica dei numeri, il 9 incarna la generazione e la reincarnazione. Seguendo all’8, che indica uno stato limite, è il superamento della creazione e ha come proprietà la permanenza. Torna infatti sempre al suo stato antecedente e non si trasforma mai veramente, conservando uno stato fisso e immutabile. Questa caratteristica lo accomuna al numero Uno, diventando una sua manifestazione, nella sua funzione di unicità;

– nella lettera 58–passo 31 a Lucilio, Seneca racconta che «Platone morì esattamente il giorno del suo ottantunesimo compleanno. Perciò dei Magi, che per caso si trovavano ad Atene, celebrarono un sacrificio in onore del defunto: secondo loro gli era toccato un destino superiore a quello umano, perché i suoi anni assommavano a un numero perfettissimo: il risultato di nove per nove»;

nove sono le Muse, personificazione per le scienze e le arti della somma delle conoscenza umane. In mitologia sono nate da Zeus e Mnemosine in nove notti d’amore;

– nel Cristianesimo il numero nove è allegoria del miracolo, in quanto quadrato di 3, simbolo della Trinità e del sacrificio di Cristo per la salvezza degli uomini. Nei Vangeli, Gesù viene crocifisso alla terza ora, comincia l’agonia alla sesta, e spira alla nona;

– nella Vita Nova, Dante cita nove volte il numero nove e vi associa i simboli dell’Amor Divino. Beatrice gli appare per la prima volta all’età di nove anni, il secondo incontro avviene esattamente nove anni più tardi, quando la donna gli rivolge il suo primo saluto nell’ora nona di quel giorno;

– sempre Dante compila l’elenco delle sessanta donne più belle di Firenze e Beatrice compare non al primo posto, ma al nono;

– Guénon scrive: «il misterioso numero nove, da cui “Beatrice è particolarmente amata”, Beatrice “che bisogna chiamare Amore”, dice Dante nella Vita Nova, è destinato anche a questo Venerabile, circondato da nove colonne, da nove fiaccole a nove bracci e a nove luci, vecchio infine di ottantun anni, multiplo (o più esattamente quadrato) di nove, quando Beatrice si ritiene morta nell’ottantunesimo anno del secolo»;

– nella Divina Commedia sono nove i cerchi infernali e, simmetricamente, nove le sfere celesti del Paradiso;

– nove, nuovo/a, novità, hanno la stessa radice;

– la Cappella Sistina ha forma rettangolare e misura 40,23 metri di lunghezza, 13,41 metri di larghezza e 20,70 metri di altezza. Ognuna di queste dimensioni, secondo la numerologia, ha somma nove (4+0+2+3=9; 1+3+4+1=9; 2+0+7+0=9). È quindi una sorta di divino 999, forse in opposizione al diabolico 666;

– in natura esistono nove per nove elementi chimici stabili (cioè 81 tipi di atomi non radioattivi);

– secondo la medicina premoderna, ogni nove anni di vita scatta l’anno climaterico (passaggio ad un’altra fase del ciclo vitale);

– il nove è l’ultimo numero delle cifre essenziali, che rappresentano il cammino evolutivo dell’uomo. E’ dunque il simbolo della realizzazione;

– per la teoria dei numeri, il nove è un numero perfetto totiente [1]

– se a qualsiasi numero naturale si sottrae la somma delle cifre che lo compongono, si ottiene un multiplo di nove;

– nel sistema binario, il nove è un numero palindromo: 1001;

nove sono le leggi universali del linguaggio geoaritmetrico, composto indissolubile di forme (geometria), numeri (aritmetica) e ritmi (musica, quindi metrica);

– per la “Matematica Celeste” sono nove i numeri di base, quelli a cui viene ricondotta qualunque cifra (esempio: 7111951= 7+1+1+1+9+5+1 = 25 = 2+5 = 7). Da essa deriva la Ghematria, lo studio del valore numerico delle parole e dei nomi;

– i multipli di nove sono composti sempre di cifre la cui somma (una volta ridotta) è uguale a 9; il prodotto 123456789 x 9 dà 9 volte la cifra 1 nella risposta (1111111101);

– ci sono 3.600 secondi in un’ora (3+6+0+0=9);

– ci sono 1.440 minuti in un giorno (1+4+4+0=9);

– ci sono 86.400 secondi in un giorno (8+6+4+0+0=18=1+8=9);

– ci sono 10.080 minuti in una settimana (1+0+0+8+0=9);

– ci sono 525.600 minuti in un anno (5+2+5+6+0+0=18=1+8=9);

– minuti e secondi di un giorno, una settimana, un mese, un anno danno sempre una cifra riducibile al numero nove (anni bisestili inclusi);

– nell'agricoltura biodinamica il ciclo completo per la preparazione del composto dura nove mesi;

nove sono i giocatori schierati in campo da una squadra di baseball;

nove sono le sinfonie di Ludwig Van Beethoven;

nove sono i Nazgul nel Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien. Spettri malvagi sottomessi a Sauron, erano in origine nove re degli uomini, a cui l’Oscuro Signore donò nove anelli del potere impregnati della sua volontà, facendoli così cadere uno ad uno sotto il dominio dell’Unico Anello;

– nella Smorfia Napoletana, il numero nove indica la Figliolanza;

– e altre 999.999.999 cose che dovrebbero condurre sulla strada giusta perfino un facocero, figuriamoci un Top Enigmista come te.

Prenditi tutto il tempo che ti serve, tranquillo, questo non è un quiz col gong. Intanto torno dal padrone di casa, ammicco con la sveltezza di chi ha appena pescato l’asso di briscola, e gli faccio presente che lo so, che lui sa. L’assoluto e l’inesistente, l’ineluttabilità e il caos, il flusso inesauribile e il cristallo dell’adesso: semplicemente forza vitale, da assumere rigorosamente per via orale e custodire con rito collettivo. E capisco finalmente a cosa servono le stagioni, nella loro duplice funzione di ciclo e convenzione temporale, che accompagna le mutazioni di forma e contemporaneamente le ricostruisce in un identico flashback. Al punto da non poter più distinguere il principio e la fine, percependone sino all’ultima cellula con egual potenza lo spavento e la meraviglia, la gabbia e la liberazione, la condanna e la salvezza.

Autunno, Rugiens ’89 Voillot. In medias res, come il sogno nel sogno di Inception, catapultato nel buen ritiro che hai sempre desiderato. Magione di campagna spalancata al viandante, senza chiavi, recinti o cancelli difensivi: ci pensa il bosco a filtrare gli ospiti sgraditi, a scoraggiare gli invasori che non hanno nulla con cui invadere, a proteggere quel che c’è da proteggere. Perché l’ozio è una cosa seria, e merita impegno e dedizione: è la notte in cui tutte le vacche sono castane e devo occuparmene, con o senza pensione. Mischia tutti i tubetti di tempera che conservi nel cassetto dalle scuole medie e dimmi cosa viene fuori. E’ il colore della cacca e della crema di cioccolato e nocciole, ma se guardi bene in mezzo c’è un mondo, non solo cromatico. Terra umida e foglie, miceti e rami spezzati, cortecce e ghiottonerie per onnivori, e tutto ciò che sarà utile per alimentare il fuoco del convivio. La chiamano serena maturità, ed è un privilegio raro per uomini e vini: se ci pensi, il colore della fortuna contiene tanti marroni quanti autunni.

Inverno, La Tache ’99 Drc. Il riposo è sacro, ma non vale solo per te. Allora concedi una libera uscita alla bruma e allo spleen, al divano e al camino, e ti prepari a saltar fuori come un soldato di trincea all’ultimo assalto. D’altronde ci vuole il fisico per sfidare certi cieli d’inverno, quelli che ti trafiggono ogni pezzo di ossa, senza che tu possa capire se è per il freddo o la luce. Uno di quei giorni che il bianco è più bianco, che sei quasi accecato eppure vedi tutto in 3D, che si gela ma un singolo raggio scalda più della coperta di alpaca preferita dalla rettiliana che riposa accanto. Sbircio nel bicchiere e ci trovo il fotogramma di quelle mattine di fine gennaio, ormai rassegnatesi ad una progressiva estinzione e proprio per questo da scrivere, ricordare, tramandare. Non sottovalutate il potere rigenerante della freddezza, pure se vi parla da una mitica etichetta bianco-nera e uno scontrino a tre zeri. E non fategliene una colpa. Sarebbe come lamentarsi di una Marylin troppo femmina, una Ferrari troppo veloce o un Roger Waters troppo cerebrale.

Primavera, Amoureuses ’09 Roumier. La prova regina, il brusio di un nuovo inizio che si rivela piuttosto coda e scia. I fiori, le api, lo zefiro, e tutte le metafore saccheggiate dalla notte dei tempi per raccontare la stagione del risveglio, quella che tante volte passeresti paradossalmente a dormire. No, non c’è alcun modo di spezzare questa catena di forze contrapposte: la primavera è energia e sonnolenza, promessa ed illusione, creazione e lotta di sopravvivenza. Tutte questioni di poco conto, non appena la buttiamo sull’Amore. O, meglio, ci veniamo scaraventati noi. Nessuno sa come evitarlo, nisciuno se po’ fa masto. “A me non capiterà mai”, quante volte l’ho sentita questa frase, dagli stessi che poi ho visto trasfigurarsi, cambiati per sempre da un sorriso ricambiato. E allora musica: éprises, ayants de l’amour pour, liées à l’amour, éprouvants de l’amour pour une autre personne, affectueuses, entichées, passionnées, mordues, pincées, voluptueuses, indifférentes, détachées, lascives, sensuelles, libidineuses, lubriques, langoureuses, impudiques, concupiscentes, débauchées, languissantes, indécentes, caressantes, vicelardes, dugazons, polissonnes, amantes, amies, bien-aimées, adoratrices [2]. Amanti per amanti, solo che – diciamo la verità – in francese – e in trasposizione liquida – suona troppo più bello. 

Estate. Beh, quella tocca a noi scriverla, mica può fare tutto Giama. Adesso. O forse ieri. O magari domani. Boh, non lo so e francamente me ne infischio. L’unica certezza è che sono qua, dentro al rebus, e ci ho preso gusto a fare l’indizio. Butto giù un altro sorso, sorrido. E penso che l’immortalità sia esattamente questa.


[1] In teoria dei numeri, si dice numero perfetto totiente un numero naturale n uguale alla somma dei suoi totienti iterati, da n fino ad 1. Ad esempio, considerando il numero 243, abbiamo:φ(243) = 162; φ(162) = 54; φ(54) = 18; φ(18) = 6; φ(6) = 2, φ(2) = 1. Dato che 162+54+18+6+2+1=243, 243 è un numero perfetto totente. I primi numeri perfetti totienti sono: 3, 9, 15, 27, 39, 81, 111, 183, 243, 255, 327, 363, 471, 729, 2187, 2199, 3063, 4359, 4375, 5571. (Wikipedia)

[2] Definizione di “amoureuses” nel dizionario di lingua francese Larousse

Bibliografia

La Danza degli archetipi, Francesca Salvadori 
http://www.visionealchemica.com/archetipi-la-danza-della-vita/

Il numero 9 e il Magico Teorema Luoshu, Teodoro Brescia
http://nexusedizioni.it/media/albumImages/a1ad097345dfe503c7f77951e797808ed4dcfa4a.pdf

Video:

https://www.youtube.com/watch?v=Stw316T0nQg

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