
Nei prossimi dieci anni avrò una schiava tutta per me.
Ma dal ghigno di mia moglie, capisco che potevo ottenerne il doppio. Del resto un decennio di sottomissione e annullamento delle volontà sono la contropartita minima per avermi costretto a rinunciare alla visione di Italia-Germania, quarto di finale degli Europei di Calcio 2016. Per un matrimonio. Sì, esistono ancora esseri viventi che salgono le scale di una chiesa alle quattro del pomeriggio di un due luglio, abbigliati da meringa e pinguino. Per dire al mondo che solo la morte li separerà. Allegria.
Le benedizioni degli invitati sono fondamentali nei riti nuziali, si sa. Quindi che fai? Per la festa-cena-banchetto scegli ovviamente una villa-cantina dispersa nel nulla, senza televisore né wi-fi. E assoldi un’intera divisione di celerini in assetto antisommossa, col preciso compito di respingere con scariche elettriche ed idranti gli ospiti di sesso maschile. Colti da panico, e immediato istinto di fuga, non appena si rendono conto che non vedranno un singolo minuto del match.
[ «Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince». Se non incontra l’Italia, caro Gary Lineker. Il tuo è un teorema imperfetto, lo dice la storia: quando c’è di mezzo un Europeo o un Mondiale, al cospetto degli Azzurri i tedeschi piangono. Vedremo cosa succederà stavolta: è “la” partita, ennesimo capitolo di un libro infinito. Buonasera da Bordeaux, amici di Sky, benvenuti a Italia-Germania. ]
Ci permettono di andare alla toilette, ma uno per volta come a scuola, guardati a vista. Il ragazzo col pinocchietto ocra e il mocassino arancio lo sa, ma decide di provarci lo stesso: nell’ultimo cesso-cabina c’è una grata collegata al condotto di areazione, tre minuti possono bastare per la libertà. Consegna il telefonino ai due aguzzini che presidiano l’antibagno con ferocia intimidatoria degna della signora cestinomunita all’autogrill di Sala Consilina Est. Lasciando sapientemente aperta la gallery con le foto più accaldate di Emily Ratajkowsky: abboccano e si distraggono. Ma il ragazzo col pinocchietto non è McGyver, e senza telefonino non può cercare su Google “come smontare una grata per scappare da un matrimonio”: non si hanno più sue notizie da allora.
[ Grande inizio dell’Italia, Fabio. Li pressiamo alti, non gli diamo il tempo di ragionare, come vuole il nostro commissario tecnico.
Assoluto dominio per ora, Beppe, psicologico ancor prima che tecnico-tattico. Ma dobbiamo capitalizzare le occasioni: la maledetta di Sturaro fuori di un soffio, miracolo di Neuer sulla bicicleta di Chiellini, salvataggio di Gomez sulla conclusione in estirada di Pellè. 17’ minuto del primo tempo: sempre 0-0 tra Italia e Germania. ]
«Noooooooo». Un latrato squarcia la sala, gelando l’ineluttabile progressione di decibel che da baciobacio conduce a evvivaglisposi. Le teste ruotano all’unisono verso l’angolo, dove un signore sulla settantina fruga disperato tra capelli che non ha. E’ stato straordinario finora, bisogna riconoscerlo: completo grigio in fresco lana, stringate nere prese da Merolla, la Scarpa che non ti Molla, rassicurante portamento da impiegato del catasto. Senza mai dare nell’occhio, si è mimetizzato nel cantuccio più lontano dal tavolo nuziale, fingendo una fastidiosa otite da aria condizionata. Nessuno si è accorto che sotto la mano nasconde un auricolare, e nei calzini una vecchia radiolina Grundig. Ma qualcuno ha fatto palo, e la copertura salta: il servizio di sicurezza interviene fulmineo prima che si abbia il tempo di attorniarlo. Gli sequestrano l’apparecchio e comminano la sanzione: per aver salva la vita dovrà esibirsi immediatamente da solista nel movimiento sexy che vibra in ogni Bomba.
[ E l’arbitro manda tutti a prendere un thè caldo, anche se siamo a luglio e qua a Bordeaux sanno fare molto meglio il cabernet. Ah ah ah!
Mi hai fatto molto ridere, Fabio. Ma è normale: questa Nazionale regala gioia, era dai tempi di Spagna ’82 che non vedevo un’Italia così dominante.
E se lo dici tu, Beppe… Germania annichilita nei primi 45’, amici, non li abbiamo fatti uscire dall’area di rigore. Ma adesso bisogna segnare: la porta di Neuer sta ancora tremando dopo la sassata al volo di Barzagli infrantasi all’incrocio dei pali.
Era ancora più indietro e laterale della posizione da cui Van Basten segnò in finale contro l’Urss, Fabio: sarebbe stato il gol del millennio. ]
Olympe de Gouges * comprende da lassù che la sua battaglia è vinta. Ci sono voluti quasi tre secoli, ma ne è valsa la pena: le femmine dominano il mondo, i maschi sono ridotti al silenzio e all’immobilità. Le donne celebrano il trionfo con trenini caraibici e karaoke neomelodici, gli uomini sono trasformati in statue di cera. Perfette per il gioco aperitivo: due squadre, zitelle e ammogliate, vince chi riesce a pungere il maggior numero di neandertaliani coi ferretti della sposa. E in tutta la sala non cade un goccio di sangue.
[ Sciacquatevi la bocca, tedeschi, sciacquatevi la bocca davanti a Leonardoooooooo Bonuccii11!!111iiii11!!!
Che gol meraviglioso, Fabio: azione tutta di prima dopo tre minuti di possesso palla ininterrotto, hanno partecipato tutti i nostri giocatori, compreso Buffon. Triangoli, cambi di gioco, sovrapposizioni, e poi l’inserimento perfetto del nostro difensore centrale. Vantaggio dell’Italia strameritato.
Dovevamo stare 4-0, Beppe, altroché: non ti ha ricordato il gol di Schnellinger?
Vero, Fabio. Ma un Bonucci così sembra più Beckenbauer.
Il nostro Kaaaaaaaiseeeeeer: al 20’ del secondo tempo Italia 1, Germania 0. ]
«Achtung, achtung», annuncia la cantantessa-cerimoniera: «informiamen tutten uominen maskien ke per krante pontà di sposen, poteren usciren zen minuten da salen per prenteren arien. Ma solen perké al ritornen tofere guitaren».
Ci incamminiamo a testa bassa verso il recinto, docili zombie addestrati da secoli di sabati all’Ikea. E una volta fuori cominciamo a girare in tondo, come criceti in gabbia o macchine nduzzi nduzzi alla festa del patrono. Solo un tizio se ne sta fermo, appoggiato al muro, braccia conserte. Sarà almeno due metri: enormità perfino potenziata dalla tunica verde, la tempesta di monili e pendagli, i lunghi capelli grigi al vento. E’ sicuramente un prestigioso Capo Indiano, che notoriamente pullulano dalle parti di Rocca Vallecuso. Non gli ho visto pronunciare alcuna parola in tutta la sera, anzi, nessuno gli si è neanche avvicinato. «E’ diventato sordomuto da un’ora abbondante», mi spiegano i parenti dello sposo, «fino alle 20:59 era una mitraglietta, ci ha raccontato l’origine di tutti i nomi Sioux e gli scherzoni fatti a Kevin Costner mentre giravano Balla coi Lupi».
Mi appropinquo con grande circospezione.
«Grande capo», gli faccio.
«Ué», mi fa.
«Grande capo, sei sordomuto?»
«Solo per chi non ha il coraggio di chiedermelo»
«Grande capo, perché non scappiamo?»
«Perché non ho un lavandino di pietra a portata di mano»
«Grande capo, promettimi una cosa»
«Prometto»
«Soffocami con un cuscino se mia moglie mi sequestra anche il giorno della finale»
«Stai senza penzier’»
[ Uno scandalo, Beppe, uno scandalo. Rigore per la Germania completamente inventato. L’arcata sopraccigliare di Gomez sanguina ancora, ci vorranno una ventina di punti per suturare, ma la gomitata di Chiellini è chiaramente involontaria. Uno scandalo.
Non ci voleva, Fabio. Ma il calcio è questo, Fabio. Abbiamo avuto dieci opportunità per il 2-0, e alla prima occasione i tedeschi hanno pareggiato. Ozil non ha calciato benissimo, Buffon aveva intuito la direzione e toccato: la fortuna non ci premia.
Hai ragione, Beppe: è la dura legge del gol, fai un gran bel gioco però, se non hai suerte gli altri segnano. Al 33’ del secondo tempo tutto da rifare: 1-1 tra Italia e Germania. ]
«E levate ‘a cammesella, ‘a cammesella gnornò gnornò. E levate ‘a mutandella, ‘a mutandella gnornò gnornò».
Qualcuno abbia pietà del dottor Picozzi: una vita di sacrifici per diventare il miglior cardiochirurgo del mondo, pochi attimi per essere depredato di ogni dignità. Quella grande cessa della testimone, nonché soracugina della sposa, l’ha beccato mentre si intrufolava in cucina con la scusa di una citrosodina da chiedere. Sperando di avere notizie da Jamal e dalla sua brigata: missione fallita. Perché la villa ha UNA proprietaria, dolce e ragionevole come Ghimli al fosso di Helm, ed è stata molto chiara col personale: «vi rimetto sul barcone da cui vi ho preso, se date informazioni sulla partita agli ospiti».
Jamal non parla, e ad Attilio Picozzi tocca la parte di Fiorella Mari, e uno stiptease full monty davanti a duecento persone per sperare di tornare sano e salvo a casa.
[ Come all’Azteca nel ’70, come a Dortmund nel 2006: anche questa volta saranno i supplementari a decidere l’eterna sfida tra Italia e Germania. Ricordiamo tutti come è andata nelle precedenti occasioni, incrociamo le dita, Beppe.
Si, Fabio. Nel calcio ogni partita fa storia a sé, eppure il passato trova sempre il modo di far sentire il suo peso: ora capiremo se fanno più paura i vecchi fantasmi dei tedeschi o i nostri nuovi per la rimonta finale dopo una partita dominata. ]
Non posso fare a meno di fissare quel tizio seduto al centro dell’area kindergarten. I simpatici frugoletti lo usano come scivolo e rete da tennis, ma è come se il corpo non fosse il suo. Occhi chiusi, gambe incrociate, braccia spalancate, palmi in alto: la lezione di yoga solitamente è il martedì, e allora capisco che c’è qualcosa sotto.
Mi accovaccio alla sua sinistra, vengo immediatamente colpito nel bassoventre da una palla da bowling, reprimo il chitammuorto, ché il piccolo Lebowsky è figlio di Gaetano Saporito, detto Fukushima. E gli chiedo: «Quanto stanno?»
«La domanda non è quanto, ma perché», precisa.
«Giusto: perché stanno? Sono ai supplementari, vero?»
«Tutta l’esistenza è solo un lungo tempo supplementare»
«L’ha detta Bruno Gentili questa, mi pare»
«Non conosco questo Bruno Gentili, perlomeno il me stesso di questa vita non l’ha mai sentito nominare».
«Dai, di me ti puoi fidare», provo a rassicurarlo, «giuro che non dico niente a nessuno: dove ce l’hai nascosto l’ipod?»
«Non hai bisogno di protesi tecnologiche se sai ascoltare e guardare con l’anima»
«Mi sa che la mia si è rotta, lunedì la porto in assistenza. Ma ti prego, adesso dimmi qualcosa: attacchiamo? Ci difendiamo? E’ entrato Insigne?»
«Gli spiriti dicono che non sei pronto per imparare i segreti della visione meditativa telepatica. Orsù, lascia dunque che la mia mente guardi in pace questa cazzo di partita. E’ Nereo Rocco che te lo chiede».

[ Pasadena o Berlino? Napoli o Kiev? Saint-Denis o Amsterdam? Maledetti o benedetti, senza possibili vie di mezzo: tra qualche minuti scopriremo qual è l’aggettivo giusto. 120 minuti non sono bastati ad Italia e Germania, chi pescherà il biglietto vincente della lotteria dei rigori? ]
Le foto d’infanzia, il lento sulla musica di Ghost, il discorso dei parenti: lo sposo si scioglie in lacrime di commozionante commozione.
Mi viene spontaneo abbracciarlo: «non ti facevo così tenerone, è proprio vero allora che l’amore squaglia i cuori come l’accendino del Sergente squaglia il Nero buono».
«Ma quale tenerone, ma quale amore», mi sussurra, accertandosi che la neoconsorte sia abbastanza impallata da non riuscire a leggergli il labiale.
«Ma tu hai idea di cosa significhi per me Italia-Germania?», e scoppia in un pianto definitivo, torrentizio, inconsolabile.
[ Tocca a noi iniziare: Insigne.
Scelta stranissima quella di Buffon, Fabio. Si calcia sotto la curva dei tedeschi.
E’ un gioco di nervi, Beppe. Parte Lorenzo il magnifico…. RETE! Pallone da una parte, Neuer dall’altra ]
«Italia-Germania per me vuol dire l’estate dell’82 a Paestum», riprende.
«Uguale per me! Noi a Baia Domizia, mio fratello appena nato».
[ Draxler sul dischetto: 1-1. Peccato, Gigi aveva sfiorato anche questa volta ]
«Italia-Germania significa mio padre che festeggia facendomi volare per aria e mi dice: guardali, guarda i tedeschi come soffrono».
«Io uguale! Noi che vediamo la partita in mezzo ai tedeschi, lui che mi tiene a cavalcioni sulle spalle e mi affida a sconosciuti fuori di senno quando fa avanti e indietro dal bungalow dove stanno mia mamma e mio fratello».
[ Tira Zaza. Ma che fa? Comincia a saltellare sul posto, forse ne sta approfittando per un richiamo di allenamento sui quadricipiti, 30-40-50 skip, parte… GOL! Neuer confuso dalla strategia del nostro bomber: 2-1 per noi. ]

«Pensa che quando abbiamo vinto il mondiale nel 2006, io stavo in Spagna e mio padre non mi telefonò dopo la finale con la Francia, ma solo dopo i gol di Grosso e Del Piero contro la Germania».
«Io uguale! Ci dicemmo che era stato l’occhio di nonno Lillino, grande capiscitore di calcio, scomparso solo qualche giorno prima».
[ E’ il momento di Müller. Ma che fai? Ma chi ti credi di essere? Avete visto che cosa ha fatto, amici? Ha mimato a Buffon il gesto del cucchiaio. Je faccen er kukkiaien: ma su, ma sei ridicolo. Ora glielo para, Beppe, ora glielo para. Parte: FUORIIIIIIII!
E’ giusto così, Fabio, è giusto così.
Ma vai a casaaaaaaaa, crucco demmerda, te l’avevo detto, te l’avevo detto, Beppe. Ma chi sono, eh? Chi sono? Ne capisco troppo di calcio, Beppe.
L’avevi detto, Fabio, l’avevi detto. ]
«E pensa che nel 2012…»
«No», taglio corto, «il 2012 no: mi ricorda che ero sepolto nello schedificio e il giorno dopo dovevo partire per l’Abruzzo»
[ Il nostro terzo rigorista è Pellé. Oh oh oh, che ti salta in testa, Graziano?
Incredibile, Fabio: ha fatto il segno del cucchiaio anche lui.
E glielo fa davveroooooo!!! Raccogli il pallone, Neuer, raccogli il pallone! Questi sono gli attributi di un vero guerriero salentino, un tarantolato delle aree di rigore, nelle sue vene scorre sangue greco, Atene si vendica dopo tutto quello che gli avete fatto.
Ho avuto un mancamento, Fabio: questo ragazzo di 30 anni ha la lucidità dell’incoscienza. ]
Ho sentito la parola torta: forse ci siamo, forse faccio in tempo a buttarmi nel primo bar di strada e vedere la fine.
[ Boateng: rete. Forte e centrale. 3-2 per noi dopo il terzo turno di rigori. ]
Lo spumante sciabolato.
[ Bonucci. Dai, Kaiser. Neuer spiazzato: 4-2 Italia. Se la Germania sbaglia il prossimo, siamo in semifinale. ]
Le 199 foto con tutti e 199 invitati.
[ Tocca a Schweinsteiger. Puoi anche sbagliare, Sebastian, tanto c’è la Ivanovic a consolarti stasera. Noooooo! L’aveva presa, Beppe, Gigi l’aveva presa! ]
La distribuzione delle bomboniere.
[ Dai, Giaccherini. Hai giocato un Europeo perfetto, devi solo mettere la ciliegina sulla torta. Silenzio tombale. Parte Giaccherini: paloooooooo!
Non ci credo, Fabio.
Non ci credo nemmeno io, Beppe. Ma come si fa??? Abbiamo buttato via il match point, non resta che affidarci a San Gigi. ]
Il tentativo di salutare e squagliarsela, ibernato da un ruggito muliebre modello supersayan che non ammette repliche.
«Non ci pensate proprio ad andarvene, adesso comincia la festa vera. Prima c’è il concerto di Carmela Maglione, la regina del Rione, poi dj Pipita alla console, e alle 4: spaghetti aglio e olio e pasta e fagioli! Yuuuuuuuu!».
[ Il rigore decisivo è affidato a Baumann, il capitano tedesco. Buffon abbandona la porta e gli avanza incontro. Si ferma, lo fissa dritto negli occhi, fa su e giù con la testa, come a dire: te lo paro, sì, te lo paro.
Mamma che tensione, Fabio. Non soffrivo così da quando l’Inter si giocò lo spareggio Intertoto con la Dinamo Reykjavik.
Il pubblico intona la Marsigliese, impensabile amici: i cugini francesi sono talmente conquistati dal gioco spettacolare dell’Italia, che tifano per noi. Non si vedeva una cosa del genere da quando il pubblico di Mosca decise di sostenere Rocky Balboa contro Ivan Drago al mondiale dei pesi massimi la notte di Natale dell’83.
PARATOOOOOOOOOOOO!
E’ semifinale, Fabio.
Si va a Berlino, Beppe.
Ma no, Fabio, ti correggo il lapsus: la semifinale si gioca a Marsiglia.
Sei tu che non hai capito, Beppe: chiudi la valigia, si va a Berlino per sfottere sti nazisti amici delle banche, affamatori di popoli, dominatori del Bilderberg, mangia crauti a tradimento. Ah culona inkiavabile, beccate ‘sto spread!!!1!1!
Pò, pò pò pò pò pòòòòòòòòòòòòò, pò, pò pò pò pò pòòòòòòòòòòòòò, pò, pò pò pò pò pòòòòòòòòòòòòò, pò, pò pò pò pò pòòòòòòòòòòòòò (ad libitum sfumando) ]
Alle prime luci dell’alba, dopo l’impepata di cozze, veniamo infine rilasciati. Poco male, mi dico: quei fuochi d’artificio dopo mezzanotte sono la testimonianza certa che abbiamo vinto. La maledizione colpisce ancora, questo è l’importante. E poi sicuramente ad Avellino saranno ancora tutti in piazza a fare burdello: vado direttamente lì, che almeno dieci minuti di fumogeni e caroselli me li sono meritati.
E invece non c’è nessuno, il corso è deserto, nemmeno una baby gang in cerca di risse. Non una carta a terra, niente bagni nelle fontane, come se non ci fosse stata alcuna festa. Sorrido, dandomi l’unica spiegazione possibile: siamo maturati come popolo, abbiamo finalmente capito che le tappe intermedie non si celebrano, che conta soltanto il traguardo finale. Sono orgoglioso dei miei concittadini, si tengono gli spari per il 10 luglio: non sarà certo un Galles o un Portogallo a fermarci. Vero? Vero? Vero?
Solo un gatto si prende la briga di rispondermi. Un unico MIAAAAOOOOO, secco e risolutivo, tra lo sprezzante e lo sconsolato. Entro nel portone, salgo le scale tre alla volta, mi stendo sul divano: sorseggio caffè e addento l’ultimo pezzo di pizza rimasto dalla sera prima. E mi chiedo se sono più felice di essere libero o più libero di essere felice. Marzullo lo sa, lo domanderò a lui, facciamo che la replica della partita me la guardo domani.
Crediti foto di apertura: simonefavaro.it