
Siete in tanti a chiedere aggiornamenti sui bianchi irpini e campani targati 2015.
In effetti sono passati già due mesi e mezzo abbondanti dal primo “bollettino” (link), e nelle ultime settimane ne ho approfittato per qualche assaggio integrativo, da bottiglia e da vasca.
E’ ancora troppo presto per trarre conclusioni “definitive”, non mi stancherò mai di ripeterlo, e attendo come sempre almeno l’autunno per un’orizzontale il più possibile esaustiva. D’altro canto non mi sfugge che diversi vini saranno probabilmente esauriti in cantina tra qualche settimana, per cui qualche azzardo bisogna metterlo in conto. Specie per chi pensa ad approvvigionamenti ingenti sulle etichette più interessanti.
Mi pare che il borsino di Fiano e Greco 2015 possa essere rivisto al rialzo: si rafforza il suo profilo di vendemmia solare, nel senso migliore del termine (perdite di produzione dovute alle grandinate a parte). Perché le annata calde in Irpinia danno di frequente esiti divergenti, perfino a fronte di andamenti meteorologici largamente sovrapponibili. Penso a 2003, 2007, 2011, 2012: tutti millesimi caratterizzati da lunghe finestre torride e siccitose, ma che poi nel bicchiere si assomigliano molto poco.
Come spesso accade in stagioni così, ne approfitta soprattutto il Fiano per segnalare la sua speciale plasticità in vigna e in cantina. Le migliori interpretazioni potrebbero ripercorrere i fasti dei più riusciti 2003, vendemmia a cinque stelle da queste parti per livello medio e punte, energia e longevità. Della lunga estate africana si intuiscono tracce più che altro nell’apertura fruttata, meno primaria del solito, ma le coloriture floreali, officinali ed agrumate evocano climi decisamente più nordici. Quel che più mi convince ad ogni nuovo assaggio è la nettezza espressiva, che esalta un lato polposo e al contempo scalpitante: nerbo teutonico e sapidità mediterranea. Vini a più facce e dimensioni, dunque, col raro pregio di poter appagare e coinvolgere fin da giovani, ma non per questo destinati ad una curva evolutiva inferiore rispetto alle annate “classiche”. Ne farò ampia scorta, credo: nella Champions League del bianco europeo i Fiano 2015 ci giocano, e da protagonisti.
Si confermano a mio avviso un gradino sotto i Greco, e nemmeno questa è una novità nei millesimi più afosi. Frutta gialla, timbri cerealicoli, umori terrosi: marcatori ricorrenti nelle raccolte di piena maturità, con uve “dorate” ed elevato tenore zuccherino. Un plus di grassezza e alcol che li rende più disponibili ed armonici del preventivabile, perfino più goduriosi e piacevoli in questa fase di tanti Fiano. Fin troppo, forse, come se mancasse un po’ lo scatto finale, il colpo di reni, il guizzo selvaggio che fa innamorare dei migliori Greco. Azzarderei un buono/ottimo, un quasi 4 Stelle, per chi ama le tabelle sintetiche. E non penso di rischiare con affinamenti decennali per quei 3-4 acquisti che ormai mi concedo a colpo sicuro, vendemmia calda o fresca che sia: un grande Greco è prima di tutto una questione di manico, e la 2015 non mi fa certo cambiare idea al riguardo.