L’annata 2004 è con buone probabilità la peggiore dell’ultimo quindicennio per i rossi borgognoni. E non credete che sia casuale: con l’altro cialtrone avevamo appena lasciato la Côte d’Or (il primo di una lunga serie di pellegrinaggi), che immediatamente si scatenarono tempeste, grandinate, allagamenti e affini. Una fine estate-inizio autunno un tantinello difficile meteorologicamente, che si è poi fatto sentire nelle timbriche verdi, immature e scarne di tanti vini, Grand Cru e manici prestigiosi inclusi.
Ma nel mondo di Bacco l’eccezione è la regola, non ci stancheremo mai di ripeterlo. E mi ritrovo nel bicchiere un Village 2004 a dir poco sorprendente, piuttosto lontano dal profilo standard dell’annata: nessuna traccia cimiciosa, ragguardevole polpa fruttata, sorso pieno e compatto. Non un grande vino in senso assoluto, intendiamoci, ma nettamente più convincente rispetto alla versione successiva delle “sorelle di Vosne”, alias Mugneret-Gibourg.
Sulla carta non ci sarebbe partita a favore della super celebrata 2005, che diversi amici (con cui sono di solito in sintonia) avevano trovato clamorosa all’uscita e che è evidentemente in una fase complicata. Ma la prova della tavola ha per ora ribaltato il pronostico e allora concludo: prima di lavandinarli, date una carezza e una chance ai vostri 2004. Non si sa mai.