Il Mersault del faccendiere

Negli ultimi anni gli italiani hanno imparato un sacco di parole nuove ed è forse questo uno dei meriti più significativi della classe politica che ci tocca, così come di una certa imprenditoria illuminata che gli va a braccetto.

Tra queste escort, ovviamente, capace di evocare mille volti (sic!) e il bikini leopardato contenente la nipote di Mubarak a Dubai; e faccendiere, termine rivendicato da molti e portato con grande classe da uno come Pierangelo Daccò.
Faccendiere della Sanità lombarda, per essere precisi, ruolo dunque ancor più nobile, tuttavia insufficiente a impietosire il Gip Maria Cristina Mannocci, che lo ha condannato a dieci anni di reclusione e cinque milioni di provvisionale, da versare alla Fondazione San Raffaele.
Il processo per associazione a delinquere prenderà il via il prossimo 6 maggio (coinvolti anche i soliti Formigoni e Simone) ma intanto i magistrati hanno bloccato beni pari alla cifra delle tangenti incassate, alcuni dei quali sono stati già messi all’asta e venduti.
Dalle pagine de La Repubblica*, leggo che si tratta di circa 60 milioni di euro tra immobili, yacht, conti correnti e una prestigiosa cantina. Nel caveau del faccendiere, pare, tanto Champagne, con grandi millesimi dei vari Dom Perignon (tra cui qualche magnum di OEnothèque 1985), Bordeaux (sicuramente una dozzina di Chateau Lafite Rothschild 2001), Borgogna e un po’ d’Italia.
Scopro che molti di questi vini, circa 1000 bottiglie, sono stati battuti all’asta a Firenze da Pandolfini, il 14 marzo scorso, prendendo le più disparate destinazioni. La notizia, già di per sé interessante, è diventata per me assai golosa, visto che diversi amici hanno partecipato a quell’asta, portando a casa un bel bottino.
In particolare, qualche flacone del celeberrimo Coche – Dury è giunto da Firenze in terra umbra. Il Mersault 2007, per dire, è stato subito portato alla giusta temperatura e tracannato con sommo piacere. Bianco al solito delizioso, purissimo, minerale, salino quanto basta e carico di freschi lampi agrumati, ha cambiato il volto di una giornata fino a quel momento difficilissima.
Un vino che il faccendiere e il prode Formigoni non meritavano, diciamo la verità, e che è stato davvero fortunato a finire in una casa di gente perbene, capace di trattarlo come merita.
Salute e buona spremuta di arance, faccendiere Daccò.
Da La Repubblica di venerdì 28 Marzo 2014
… da cui apprendiamo che Formigoni non beve Franciacorta

«Da Sadler, Formigoni era ospite una decina di volte l’anno. In totale ha consumato cene da solo o in compagnia per un totale di 177 mila e 860 euro. Conti mai saldati direttamente dal presidente, secondo le parole del fondatore del noto ristorante. Pagava sempre Daccò, anche quando Formigoni veniva da solo — ha spiegato nei panni di testimone Claudio Sandler, in un verbale che risale al 27 luglio 2013. Avevamo ricevuto personalmente da Daccò la disposizione che i conti del presidente fossero a suo carico. Formigoni non si preoccupava affatto del conto e, una volta finita la cena, andava via. Ringraziava e andava senza neppure chiedere quale fosse l’importo. Secondo questo racconto, inoltre, l’ex governatore ordinava per altro in libertà, bevendo solo Champagne, del quale è particolarmente appassionato».

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