Amore, pici e Brunello

Quei due erano affiatati, bellissimi ed entusiasti, ma si trovavano nel momento storico in cui o si prendeva una direzione, oppure si lasciava tutto senza troppi rimpianti visto che l’età era dalla loro.

Così, durante una domenica di marzo – una di quelle domeniche di fine inverno, dai colori gialli come rimangono impressi nello struggimento di certi ricordi – decisero di fare una piccola gita in auto, senza andare troppo lontano ma cercando paesaggi diversi da quelli a cui erano abituati, quasi a voler dare una spinta all’impasse in cui si trovavano.
Pienza si apriva davanti a loro, silenziosa ed accogliente. Appena arrivati, i due percorsero le strade del piccolo centro, non mancando di certo le tappe obbligatorie come il bacio -un imperativo morale!- scambiato nella sorpresa del paesaggio dalla Terrazza degli Innamorati.
Tenendosi per mano, si persero nei vicoli cercando con curiosità qualcosa che potesse stupirli ancora, quasi a riportare l’animo in quella sospensione che si vive all’inizio di una storia.
E poi, lei lo vide: in un piccolo negozio di antiquariato, seminascosto tra tanti oggetti;  era l’anello a chiamarla. “Guarda, è bellissimo! Non mi sono mai piaciuti gli anelli, eppure…”, mentre lui poco interessato o forse solo spaventato dall’impeto di lei, cercava di spostare l’attenzione verso la bottega di vini accanto.
Al rientro in città, quei due sapevano di volersi ancora bene. Certo, magari era un sentimento troppo maturo per l’età che avevano; avrebbero dovuto strapparsi i vestiti di dosso, e invece si tenevano mano nella mano con tenerezza e affetto.
Le voci dicono che il giorno dopo, quando lui tornò a casa dopo il lavoro, raccontò a lei di essere mancato la mattina in ufficio perché avendo visto gli occhi di lei brillare alla visione di quell’anello voleva renderla felice e fargliene dono. Però, purtroppo, siccome il lunedì mattina i negozi sono chiusi, è tornato da lei con una bottiglia di Brunello ed un pacco di pici.
Il resto è storia.

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