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L'Umbria nel Bicchiere

Pierpaolo Menghini e signora in mezzo alle loro vigne in località Cappuccini (Bevagna): un meraviglioso salotto con quindici ettari di filari lussuriosi al centro di un parco con alberi secolari, villa stile libertry e cantina. Un paradiso.

E soprattutto una delle foto di una piccola guida enoturistica delle regione che, nonostante sia stata curata dal sottoscritto, pare sia venuta piuttosto bene (si chiama proprio L’Umbria nel Bicchiere).
Il merito principale è di Pierpaolo Metelli, amico – fotografo capace di immagini che colgono l’essenza dei protagonisti che incontra, con cui entra in simbiosi e stabilisce un dialogo attraverso la macchina fotografica. Le mie parole sono un compendio ai suoi scatti, un modo per accompagnare chi vuol fare un passo in più alla scoperta delle cantine, delle loro vigne e dei vini. Senza pretese né classifiche, dando semplicemente una chiave di lettura tra le tante possibili, oltre alle informazioni necessarie per individuare la propria.
II resto si deve al genio creativo del grafico Luca Farinella, altro giovane umbro che ho la fortuna di avere per amico.
Perché un post su questa roba? Non per autopromozione: la guida non è in vendita ma sarà usata dalle aziende come meglio credono (pare che il prossimo inverno sarà particolarmente freddo) oltre che dalle Camere di Commercio di Perugia e di Terni che l’hanno commissionata e che la tradurranno a breve anche in inglese, in tedesco e in russo (la versione in italiano sarà presentata a Vinitaly sabato 9 Aprile alle ore 12, presso il Padiglione dell’Umbria).
Mi piaceva solo socializzare alcune delle foto più significative: un approccio inedito al vino umbro e ai suoi protagonisti, visti con occhi diversi, forse, e soprattutto in maniera autentica e giocosa.


Il Dott. Marco Caprai visita le sue barrique di Sagrantino

I tipici sentori floreali di Chiara Lungarotti

Francesco Antano va come un razzo…

La cura maniacale di Giampaolo Tabarrini per i dettagli

La corsa dei Di Filippo verso la biodinamica

Vino e meditazione presso la cantina Scacciadiavoli

Valentino Valentini e la sua “naturale” fede giallorossa

Vinoterapia secondo Zazzera

Il controllo qualità delle sorelle Custodi

Tutti i colori di Giovanni Dubini, Mr. Palazzone

Il divino Duomo di Orvieto dei Barberani
Voglio infine ringraziare Daniele Cernilli per l’introduzione, scritta nonostante sapesse benissimo che avrei curato io la guida. Eccola di seguito:
Ho iniziato ad occuparmi professionalmente di vino verso la fine degli anni Settanta. Ricordo che divorai letteralmente i cataloghi che Veronelli scriveva  periodicamente per la Bolaffi e che furono le prime guide dei vini italiani frutto di analisi sul campo, con tanto di degustazioni e di punteggi. Dire che a quell’epoca l’Umbria enologica era quasi assente è dire poco. Orvieto era terra di conquista per le grandi aziende toscane, il Sagrantino quasi non esisteva, almeno nella forma nella quale lo conosciamo oggi. L’unico che in qualche modo rappresentava in modo credibile l’élite vitivinicola regionale era Giorgio Lungarotti, che proveniva da altri settori d’impresa e che aveva realizzato a Torgiano una vera cattedrale nel deserto, inventandosi quella denominazione ed un vino, il Rubesco, che esordì con l’annata 1964 e che per una decina di anni almeno portò in giro per il mondo pressoché in solitudine l’immagine dei vini di qualità dell’Umbria. Di lì è poi ripartito tutto, perché fu chiaro che in Umbria si potevano fare splendidi vini, proprio come nella vicina Toscana, e in qualche caso persino meglio. Gli Antinori rilanciarono il Castello della Sala, Adanti prima e Caprai dopo fecero rinascere il Sagrantino e ad Orvieto iniziarono a farsi largo produttori locali, accanto a quelli di fuori. Oggi l’Umbria rappresenta una delle vette qualitative della vitienologia dell’Italia centrale, ben diversamente da quegli anni. Ed il tutto è stato realizzato in meno di quattro decenni. Un piccolo miracolo, insomma, dovuto in gran parte alla passione dei protagonisti della scena vinicola, che hanno finalmente saputo sfruttare al meglio le potenzialità di una piccola ma meravigliosa regione qual è l’Umbria, piena di arte, di storia, di sacro, ma anche di prodotti alimentari formidabili e di grandi vini.
Daniele Cernilli

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