
Vi risparmio i vari Bottura, Esposito, Scabin (protagonista di un congresso dopo quasi tre anni sabbatici) che pure hanno fatto un figurone, per raccontare attraverso qualche scatto i cuochi non italiani che per due giorni si sono alternati, come il sole e la pioggia in città, sul palco di Identità London 2010.
Evento di dimensioni contenute rispetto alla madre milanese, forse un po’ rigido nella forma (praticamente impossibile vedere o fotografare i piatti e security che pareva fosse li per West Ham – Millwall), con meno espositori (tra i quali però c’era Spigaroli e i culatelli dell’Antica Corte Pallavicina e per me la discussione
finisce qui).
Allora, a fare gli onori di casa ci ha pensato Jason Atherton, presentato come “the first ever British chef to complete a stage at Spain’s famous El Bulli restaurant”, e tanto deve bastare ai sudditi di Sua Maestà per decretarne la grandezza. Con tutto il rispetto per il buon Ferran Adrià, e quello per gli altri grandi chef del mondo dove ha lavorato, però, il ragazzo oggi brilla di luce propria (oltre che di quella di diverse telecamere, viste le trasmissioni sulla BBC che ne hanno già fatto una vera star). Brillante e spigliato senza apparire mai presuntuoso, Jason ha proprio la faccia del giovane inglese che sa il fatto suo, tanto da lanciarsi in una nuova avventura che lo vedrà chef-patron di un ristorante a Myfair, a partire dal prossimo Ottobre. E dato che la sua filosofia mi piace (“uso quasi esclusivamente prodotti britannici, anche quelli più inconsueti come le verdure del mare; per esempio, gli agnelli arrivano da diverse parti del Paese, dalla Cambria alla Cornovaglia, a seconda della stagione”), ho già comprato un porcellino nuovo da rompere in autunno per farci un salto.
David Chang chef-patron lo è già, non di uno ma di diversi indirizzi che declinano Momofuku (noodle bar, ko -2 Stelle Michelin-, bakery & milk bar e via dicendo…), tutti nell’East Village a New York, oltre che del nuovo Má Pêche del Chambers Hotel. Sul palco ha parlato dell’importanza di usare prodotti di prima qualità (“non facili da reperire negli Stati Uniti”) e ci ha fatto vedere il Katsuobuschi…
Da li al “preservativo” di Alvin Leung, capite bene, il passo è brevissimo… E’ si perché il suo piatto non poteva che esssere la versione Identità London 2010 dell’ormai celeberrimo Sex on the Beach, ideato per sensibilizzare il mondo sul tema dell’Aids e raccogliere fondi (circa 3 mila dollari al mese, ci fa sapere). Per farla breve, lo dico per chi non ne avesse ancora sentito parlare, il piatto ha mille varianti anche se rappresenta sempre una sorta di condom buttato in mezzo alla spiaggia (la sabbia è ottenuta grattugiando interiora disidratate di agnello: fegato, reni, polmoni; mentre il profilattico è un miscela di gelatina…Si, c’è anche il lubrificante a base di single malt scozzese.
Che dire? Intanto che per essere “cibo” non è che faccia proprio venir voglia di metterlo in bocca, e poi che Alvin e la sua brigata sembrano in realtà più una rock star con la sua band… A parte questo, comunque, lui è geniale: ha incantato la platea con una performance divertentissima, condita da gag e battute degne di un vero showman. Vietato, ovvio, a quelli del Partito Integralista Tradizionale dei Fornelli…
Bottura Show (con piattini da urlo), alla presentazione del Coevo 2006 dei Cecchi, condotta da un perfetto Filippo Bartolotta