Capita, non tanto spesso ma a volte capita. Succede che vai per gustarti un piatto e che, invece di farti rapire dalla sua essenza, rimani sbalordito dal contorno.
E’ la rivincita delle patate sul pollo arrosto, dei fagioli sulla bistecca o dei carciofi sull’agnello, se preferite.
Ecco allora che la settimana delle anteprime Toscane, quella di cui ho scribacchiato qualcosa su Chianti Classico e Brunello, è stata in verità contornata da appuntamenti e degustazioni tali da rubare la scena agli assaggi ufficiali.
Normale, certo, in fondo le Anteprime sono fatte per presentare dei vini-embrione, nel migliore dei casi delle grandi bottiglie di domani, mica ci si aspetta l’emozione assoluta.
Però, che volete, di quei sette giorni gli scatti enoici che mi porto nel cuore sono quelli che seguono…
Si comincia dai De Ferrari, la famiglia di origini genovesi che ha creato il mito Boscarelli a Montepulciano, focalizzando l’attenzione sulle particolarità e la grandezza di quello che è un vero e proprio Grand Cru della zona: Cervognano.
Dopo la verticale di Nocio dello scorso anno (il Nobile di riferimento dell’azienda, figlio di una vigna particolare) la retrospettiva questa volta riguardava vini diversi, che hanno comunque dato indicazioni e soddisfazioni. C’erano alcuni Nobile di vecchie annate e i pari età dell’IGT Boscarelli, sangiovese in purezza di razza della casa, con l’intrusione del Nocio ’90.
Per come la vedo io, alla distanza, il Nobile la spunta sull’IGT Boscarelli. Ecco com’è andata, minuto per minuto:
I due ’85 se la giocano ma il Nobile Riserva, figlio di rese alte, uve bianche nel blend e botti di castagno (tanto per dire…), tira fuori una prestazione da capogiro. E’ semplicemente fantastico: leggiadro, sicuramente di un’altra epoca ma senza sbavature o lacune tecniche particolari, di quello spoglio che affascina per austerità e aromi terziari tutt’altro che ossidati (radici, camino spento, lieve fumè, castagne, crostata di prugna). La bocca è tagliente ma godibilissima grazie ad una bella e appagante dolcezza fruttata, tesa, più viva che mai, lunga e dal tannino ormai finissimo. Una carezza del tempo. Dolce e amaro come la sensazione di qualcosa di bello che forse non sarà mai più.
Tra gli altri vini, bella prova dal Nobile Riserva ’90, mentre i ’95 non convincono del tutto. Maiuscole invece le performance dei 2000, con un testa a testa inaspettato tra Nobile diciamo “base” e Nocio: il primo regala piaceri contemporanei grazie a un frutto fresco e maturo, foglie di menta e lieve speziatura dolce. Vino saporito e avvolgente, solo un filo penalizzato da una sensazione alcolica leggermente sopra le righe e un pizzico di amaro finale.
Il Nocio ha profumi eleganti e profondi ma allo stesso tempo distesi, di grande energia, con note di vaniglia al naso che proseguono in bocca a dare coerenza stilistica. Ampio e carnoso, è solo leggermente frenato sul finale da un tannino figlio legittimo di un’annata piuttosto calda.
A Montalcino non mi sono fatto scappare una verticale decisamente intrigante a casa Altesino. Tutti in fila per alcune bottiglie del cru Montosoli, il primo messo in commercio nella storia del Brunello, paradigma di una bellissima collina della zona nord della denominazione.
I migliori, in pratica e in teoria…
Altesino – Brunello di Montalcino Montosoli 1975
Vino in splendida forma, anche in virtù di un’acidità imperiosa, che forse non troverà mai equilibrio e compiutezza assoluta, comunque capace di meravigliare per fascino, identità e piacere di beva.
Altesino – Brunello di Montalcino Montosoli 1985
Applausi a scena aperta. Vino magnifico fin dai profumi, leggermente più scuri e concentrati degli altri, bocca fitta e praticamente perfetta per via dello splendido passo dettato da acidità e maturità di frutto. E poi grafite, goudron, profondità assoluta. Grande grande grande
Altesino – Brunello di Montalcino Montosoli 1988
Ecco, lo sapevo. Ero venuto soprattutto per questo, che avevo assaggiato un po’ di tempo fa e secondo me è uno dei mejo Montosoli mai fatti, se non il mejo, e infatti il vino sapeva di tappo. Non un tappone dolomitico certo, addirittura quasi impercettibile, però sicuramente sufficiente per rovinare quella che ricordo come un’autentica meraviglia. Ma porc…
Ed eccoci al clou. Solita, fantastica, commovente visita al Greppo da Franco Biondi Santi. Anzi, diciamolo, forse un tantino più fantastica e commovente del solito. Merito di un clamoroso, volendo esagerare e buttare un pò di aggettivi a casaccio, epocale, Brunello Riserva 2004. L’avevo assaggiato il giorno dell’apertura delle botti e mi era subito sembrato incredibile. E al riassaggio, devo dire che… Oh, forse per una volta non m’ero sbagliato!
PS: cominciate a mettere i soldini nel salvadanaio. Il vino è caro, ma stavolta non si può proprio fare a meno di averlo…
Il sottoscritto è il primo a sinistra, quello a capo tavola col portatile (per i tanti che ancora non credono sappia usarlo), di fianco uno sbalordito Fabio Pracchia e non lontano un concentrato Franco Pallini che invece scrive ancora con piuma e calamaio