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Fuisse che Fuisse la volta bona della Vernaccia?


Da vecchio frequentatore di stadi, so bene come funziona la logica dei gemellaggi tra gruppi ultrà. Certo, qualche volta può capitare anche un legame ideale, dettato magari da una filosofia comune, però nella gran parte dei casi è solo la rivalità verso altri, l’essere contro, il comune odio, a unire le curve.

Mi pare che ultimamente funzioni così anche tra critici e giornalisti del vino: un settore pieno di agguati, personaggi pronti alla sassaiola e lanci di molotov (facile visto le bottiglie che girano), magari ben nascosti dietro i bandieroni arcobaleno della pace.
Voglio provare a smarcarmi da questo clima di rivalità tra bande e confessare la mia ammirazione incondizionata per Giampaolo Gravina (Guida Vini Espresso e tanto altro), persona colta, intelligente e ironica come poche nel settore, chiamato a pensare e organizzaore l’edizione 2010 de “Il vino bianco e i suoi territori” di San Gimignano, evento che da qualche anno mette fianco a fianco alla Vernaccia i migliori vini bianchi del mondo e i loro produttori, in un momento di approfondimento e scambio con pochi eguali nel vino italiano (e prologo di una sorta di anteprima della nuova annata del bianco di casa).

Tutto molto bello, direbbe il vecchio Bruno Pizzul (tanto per restare in metafore pallonare): bella la scelta del territorio, dei vigneron e dei vini che, al di la del piacere in se di assaggiarli, hanno suscitato più di una riflessione e, a mio parere, di incrocio ideale di quei bianchi con quelli toscani.
Il territorio è quello del Maconnais, l’”altra” patria dello chardonnay di Borgogna: 220 chilomtri a sud di Chablis, 130 di Digione, 80 di Beaune; praticamente il limite meridionale della regione, poco più a nord del Beaujolais. I terreni sono di origine sedimentaria, risalenti a diverse epoche dell’era Mesozoica. Qui la denominazione più nota è quella del Poully-Fuissé, che side su terreni scuri, di matrice argilloso-calcarea, e si caratterizza per rese molto basse (60 ettolitri per ettaro) e una produzione annua di circa 5 milioni di bottiglie. Bianchi da invecchiamento, distinti da un’evoluzione acido-sapida che a mio parere è la giusta chiave di lettura.

Brevi appunti di degustazione

Pouilly-Fuissé Chateau des Rontets Les Birbettes 2007
C’è ancora un po’ di legno nuovo che si sente e lo addolcisce un po’ troppo ma il timbro è di quelli giusti e sono convinto che questo vino troverà la quadratura del cerchio, anche grazie a un’energica vena acido-sapida.
Pouilly-Fuissé Chateau des Rontets Les Birbettes 2002

Più disteso, compiuto, ampio e complesso vista l’età, ma forse non così preciso e pieno dal centro bocca in avanti. Una bella bevuta ma lo ’07 lo sorpasserà.

Viré-Classé Domaine Valette 2003

E’ vero che, come molti hanno sottolineato, è il vino che più si trasforma nel bicchiere ma ha note di lievito indigeno coprenti, omologanti, in un contesto di evoluzione piuttosto avanzata. Il mio cucchiaio di legno.

Poully-Fuissé Domaine Valette 1999

Altra pasta e nota erbacea raffinata ed elegante a puntellare un quadro minerale di notevole fascino. Il palato imprssiona per complessità, facilità di beva e sinuosa acidità.

Pouilly-Fuissé Domaine Guffens-Heynen 1998

Fantastico minerale che pervade naso e bocca, lieve tocco erbaceo (clorofilla) che rinfresca il tutto, frutto maturo ma croccante. E poi un palato magistrale, serrato e appagante, teso, ampio e pofondissimo. Per me il vino del giorno.

Pouilly-Fuissé Domaine Guffens-Heynen 1993

Bello e intensamente iodato, ma forse non ai livelli del fratello più giovane per via di una certa diluizione che ne frena lo sviluppo, incrocia note amare e ne accorcia la lunghezza.

Le Vernacce
si sono ben comportate, dimostrando di poter giocare un ruolo importante nello scacchiere dei migliori bianchi italiani, specie in riferimento ad una certa attitudine all’invecchiamento che apre una finestra sulle sue doti migliori. Non resta che moltiplicare i casi virtuosi (in soldoni insidiare sempre più il dominio qualità firmato Panizzi-Montenidoli) e continuare a frequentare i salotti buoni…
Ecco le Vernacce assaggiate, nel mio personale ordine di prferenza
1. Vernaccia di San Gimignano Panizzi Riserva 2002
2. Vernaccia di San Gimignano San Quirico Riserva Isabella 2004
3. Vernaccia di San Gimignano Cappella Sant’Andrea Rialto 2007
4. Vernaccia di San Gimignano Tenuta Le Calcinaie Riserva Vigna ai Sassi 2006
5. Vernaccia di San Gimignano Poggio Alloro Le Mandorle 2003
6. Vernaccia di San Gimignano Fontaleoni Vigna Casanuova 2005

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