Giusto qualche scatto fresco fresco da Milano, nei giorni in cui Paolo Marchi ci dice che il futuro della cucina è “il lusso della semplicità” . In sintesi un manifesto contro ostentazioni e orpelli, anche nell’alta ristorazione, a favore di materie prime più o meno povere da riscoprire e valorizzare, magari grazie a tecnica e tecnologia
I fratelli Raffaele e Massimiliano Alajmo ci hanno raccontato (addirittura con un cortometraggio fatto apposta) che hanno ammodernato il loro ristorante. E allora? Niente, anche per me farci una relazione è stato un filino troppo. Nonostante l’investimento, l’accurata selezione dei fornitori e delle materie prime, le scelte architettoniche, la sparizione delle tovaglie che ricompaiono come tende per una questione fonica, e bla, bla, bla, bla…
Della serie: ma se uno non ha niente da dire perchè deve parlare per forza? (Legge che dovrebbe valere anche per i tristellati)
Il tema di Andrea Berton, chef del bistellato e modaiolo Trussardi alla Scala, erano i sapori primari, cioè a detta sua la valorizzazione degli elementri centrali del piatto.
Operazione riuscita in questi Gnocchi di seppia (centrifugato di broccoli e olive nere)
Ancora una volta la figura più autentica e soprattutto il prezzo del biglietto di giornata è merito di Maurone Uliassi da Senigallia, che si è diviso tra le passioni per mare e pesci e quelle per boschi e cacciagione. Due più due piatti a tema = quattro “semplici” meraviglie
Spaghetto affumicato con pendolini alla griglia e vongole (con fumetto di pesce e anguilla a dare note fumè e sapidità)
Ciabattone mare da bora (perchè, dice lui, ricorda l’odore delle alghe in riva al mare traghettato dal vento)
Spezzatino di pernice croccante alla moda dei Sibillini (con la classica salsa potacchio marchigiana impennata dall’acidità del verdicchio; gli aromi di bosco grazie al tartufo nero di Norcia e i porcini secchi rinvenuti e ararostiti; la dolcezza verticale del purè di bianco di limone)
A voi la Beccaccia, “regina del bosco”, con carciofi alla griglia