Paltrinieri. Sorbara…che Lambrusco!

Eppure stavolta avevo pianificato tutto. Oltre ai soliti cavatappi in macchina c’era un borsone griffato Saucony. Arrivo ad Enologica venerdì, tutto d’un fiato fino alla chiusura della sera, poi l’impegno successivo il pomeriggio del sabato.

Stavolta una corsetta mattutina non me la toglie nessuno, pensavo. Ma il programmino salutare si è dissolto come il perlage di un prosecco di quart’ordine alle 22.05, al terzo bicchiere di un Lambrusco fino allora sconosciuto.
“Mmmm…mmmm…mmmmm… Hai sentito quant’è buono?”. Il gergo cappelloniano* in certi casi non lascia dubbi. Traduzione per i mortali: domani prendiamo la macchina di buon’ora, ci facciamo un’ora abbondante di autostrada e andiamo a visitare quest’azienda a Sorbara, assaggiamo anche il contenuto delle vasche dei bagni e carichiamo il portabagagli di cartoni di vino come fosse una partita a Tetris. E così è andata.
Dunque, alla lunga lista di responsabili della mia pessima forma fisica si aggiunge la cantina Paltrinieri. Un’aziendina modello condotta con piglio da Alberto e famiglia, inventata dal nonno farmacista negli anni ’20 del secolo scorso, forte di una quindicina d’ettari, tutti intorno alla cantina e alla bella casa di proprietà. Oh, per inciso siamo in via Cristo, che a Sorbara ha una certa rilevanza.

* il linguaggio in quetione è qullo di Dario Cappelloni (Gambero Rosso, quello a destra). Non sembra anche a voi che Alberto Paltrinieri gli stia dicendo “Mò sta fermo li, che te lo do io il promemoria…”

I vini sono appaganti e spigolosi al punto giusto, non perdono mai di vista equilibro, personalità e finezza della carbonica. Ma soprattutto sono piacevoli, immediati, bevibili da far paura e compagni inseparabili dei piatti della zona.
A me è piaciuto anche il semplice La Piria (taglio classico di sorbara e salamino venduto a ben 2,50 euri), sono scoppiato in una risata isterica qundo mi è stato detto che il saporotissimo Sant’Agata (100% sorbara) costa 3 euro e 80, mi sono fatto serio e concentrato col bicchire del Sorbara ancestrale sotto il naso. Perché va bene il cazzeggio, ma anche il Lambrusco può farsi austero e trovare una certa complessità senza per forsa dover scimmiottare qualcos’altro.
Se capitate da quelle parti, Paltrinieri vale la sosta. Se poi uscite dal cancello ad “ore pasti” potete fare un salto all’osteria Bistrò (via Canaletto, 38 – San Prospero, tel. 059 906096 – Chiuso il mercoledì) a pochi minuti dalla cantina. Noi ovviamente non ci siamo fatti mancare neanche questa tappa.
E a chi fa lo snob o dice di non essere interessato al Lambrusco, chiedete di rispondere a questa semplice domanda: ma tu cosa bevi con le tagliatelle al sugo di cotechino?
PS: credo che baratterò le mie Saucony con un paio di casse di Sorbara Paltrinieri…

Le viti di lambrusco

Le vecchie botti di cemento

Bicchieri da Lambrusco

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