Un pié nel Monte (e altre fesserie simili)

Devo raccontarvi quest’ ultimo giro in Piemonte. No, non cliccate ancora su cicuta_shop.it: per rendere omaggio alle fantastiche pastiglie che sto assumendo onde ripristinare un metabolismo perlomeno da bipede, questa è solo la versione-pillola. Quindi fermatevi un attimo e lasciatevi dire che:

 
–        il peperone di Carmagnola è sconvolgente
–        Paolo Ponghellini non è solo un grande assaggiatore e un appassionato uomo di marketing ma il migliore cicerone che possiate incontrare a Parma
–        sono diventato il più grande esperto di gorgonzola al mondo
–        il mio fegato pure
–        anche nel Les Beaumonts ’98 di Leroy c’è l’incenso (grazie Nick!)
–        a Lessona c’è la sabbia
–        a Bramaterra i porfidi
–       da Sella ci sono tutti e due e sono pure parecchio buoni (ma un prestito in banca io lo chiederei per una rinfrescatina alla cantina…)
–        San Sebastiano allo Zoppo non è un martire con il bastone alla dottor House ma un posto meraviglioso da dove si vede il Cervino (in realtà è il Monviso, correzione postuma)
–        Massimo Travaglini sale (e scende) abitualmente al Molsino e ai Ronchi con il furgone della volkswagen dei figli dei fiori
–        Noi no e, con decenza parlando, quando abbiamo visto la strapiombo a 3 centimetri, non essendo provvisti della capacità di elevazione dei figli dei fiori, ci siamo ga@@ti addosso (specialmente Lello)
–        Nicola Lucca ha 25 anni solo all’anagrafe, per la testa che ha dovrebbe avere i capelli bianchi come Doc di ritorno al futuro
–        Ghemme, Sizzano e Fara sono sulla striscia morenica
–        E finalmente abbiamo capito che ca@@o significa (grazie Nick!)
–        La vespolina appena svinata può sostituire il pepe nero in cucina
–        L’annata ’71 è meglio della ’78 limitatamente al Fara Caramino (capito Lello?)
–        Il Bonnes Mares di Groffier e Les Rues de Chaux di Chicotot non sono d’accordo sulla definizione di annata verde per la 2004
–        Boca è un posto della Madonna anche senza il Santuario (e poi ho sempre odiato il River Plate)
–        Cristoph Kunzli fa colazione al Bar Pinguino anche quando non ci sono due gradi sotto zero come la settimana scorsa
–        Pompelmo rosa, arancia normale o sanguinella: assaggiando i suoi Boca, abbiamo capito perché Christoph Kunzli non ha mai il raffreddore
–        Come da disciplinare, Christoph Kunzli lo mette nel suo Boca almeno un grappolo di uva rara
–        Quando hai appena finito di dire che Boca è il posto più bello del mondo e ci tieni alla coerenza, evita di arrampicarti fino alla cappella di San Grato a Gattinara
–        La signora Rosanna Antoniolo è un mito
–        Alberto e Lorella ci stanno lavorando
–        Non so se sceglierei di essere un mito grazie a quarant’anni di sacrifici
–        Il San Francesco e l’Osso San Grato 2005 sono meglio di Holly e Benji
–        Il risotto al Gattinara viene meglio con l’Osso San Grato ’99 (anche se tappato)
–        In Piemonte non esistono grandi e piccoli ma viticoltori e commercianti
–        In Piemonte non dovrebbero esserci molti problemi se le nuove generazioni in cantina sono tutte come Silvia Barbaglia
–        Il Curticella Caballi Regis ci piace di più Pas Dosé
–        Da Cavallirio ad Alessandria si incontrano, se va bene, 7 macchine
–        Sergio Germano è contento
–        E ha ragione se riesce a fare l’Herzu ‘08
–        Ma anche l’Alta Langa Brut
–        E pure il Lazzarito Riserva ‘04
–        E le altre 49 cose che ci ha fatto assaggiare in cantina
–        Lello russa (ed è un eufemismo)
–        Il Barolo ’05 di Maria Teresa Mascarello si beve una meraviglia dopo il caffè e la più buona torta alle nocciole del pianeta
–        Tra Bruno e Bruna non cambia solo un genere e una vocale
–        Bruno Giacosa dice tre parole all’ora ma pesano come un mio resoconto completo di tutte le Anteprime Taurasi
–        Bruna Giacosa ne dice tante di più ma quanto vorrei avere la macchina per tradurre la lingua che parla negli infiniti sguardi col padre
–        Giorgio Lavagna secondo me quella lingua la sta imparando alla svelta
–        Impedite a Bruna e Giorgio di stappare il Rocche del Falletto Ris. ’04 se non volete fare la figura degli alcolizzati davanti ad un mito
–        Che amerete per sempre per non avervi deriso quando gli preannunciate la domanda stupida e gli chiedete la differenze fra la vigna del Falletto e della Rionda
–        Se volevate omaggiare Bruno Giacosa con un rosè di Selosse, ripensateci
–        Non è solo per i controlli della stradale che sarebbe meglio non vuotare l’ultimo goccio della bottiglia e leccare il bicchiere del Rocche quando sono già tutti in macchina ad aspettarti
–        Non rinunciate comunque a ricordarvi che i Barbaresco 2007, a prescindere dal colore dell’etichetta, non vi hanno fatto impazzire
–        Ci sono meno problemi se il vino che bevi dopo il Rocche d.F. ’04 si chiama Martinenga Gaiun ’99 dei Marchesi di Grésy
–        Adriano può rimanere in Brasile: quelli bravi, Marco e Vittorio, sono ad Alba e fanno gol coi Barbaresco
–        Sanadaive batte Basarin, almeno nel 2006
–        Se sei convinto che il nebbiolo viene bene solo in botte grande e sei allergico ai ripensamenti, cancella Cantina del Pino dal tuo taccuino
–        Renato Vacca è uno in gamba
–        Albesani batte Ovello, almeno nel 2005 (e Gianni se ne farà una ragione)
–        Almeno la pizza forse è meglio mangiarla da me che a Gallo di Grinzane Cavour
–        L’ultima notte, se possibile, Lello russa ancora di più.
Anche questa volta, con la storia della pillola vi ho fregato…

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